I pittori hanno incontrato la scrittura
Progetto
ARCENCIEL
a cura di Regina Franceschini Mutini e Ivana Conte
domenica 24 febbraio 2008 dalle ore 18,30
Serge Uberti
“Le stanze votive”
E poi fu lo scoppio come gonfia corolla al culmine del cielo rosso.
Un grosso boato che incise la luce rossa. Una luce intensissima
che venne fuori da una grande forza.
Testo di Manuel Cassano liberamente tratto da A. Verri, O. Licini e S.Toma del quale Cristina Baruffi e Serena Martace Raso leggeranno alcuni brani
TUMA’S via dei Sabelli, 17 - Roma
Serge Uberti è un artista. Di sicuro. Come uomo di scienza, raramente sono così categorico. Quella che fa Serge è sicuramente arte, un’arte che non so classificare in un movimento, in una tendenza o in una scuola. Non è il mio mestiere classificare l’arte. Ma forse Serge non appartiene a una scuola, tendenza o movimento dell’arte. Serge un artista. Non è poco. E’ molto raro e prezioso incontrare un artista.
Non so dire se Serge sia pittore o scultore. Le sue pitture mi colpiscono come sculture in attesa di un volume. Le sue sculture, le ombre che proiettano, sembrano definire una superficie, voler tornare pitture. Serge entra ed esce dalla terza dimensione dello spazio: in fondo, non ne ha bisogno. Il suo spazio è comunque molto profondo. Che siano a due o tre dimensioni, le figure di Serge ne evocano immancabilmente una quarta: il tempo. Sembrano immensamente antiche. O senza tempo. Sembrano già presenti, da sempre, in chi le osserva o piuttosto, le rivive. Evocano emozioni che attingono alla profondità dell’uomo come specie, alla sua evoluzione come homo sapiens.
Non so dire se Serge sia pittore o scultore. Le sue pitture mi colpiscono come sculture in attesa di un volume. Le sue sculture, le ombre che proiettano, sembrano definire una superficie, voler tornare pitture. Serge entra ed esce dalla terza dimensione dello spazio: in fondo, non ne ha bisogno. Il suo spazio è comunque molto profondo. Che siano a due o tre dimensioni, le figure di Serge ne evocano immancabilmente una quarta: il tempo. Sembrano immensamente antiche. O senza tempo. Sembrano già presenti, da sempre, in chi le osserva o piuttosto, le rivive. Evocano emozioni che attingono alla profondità dell’uomo come specie, alla sua evoluzione come homo sapiens.
Paolo Costantino
cabateo@hotmail.com
serge-uberti.com
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