Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.

(Peter Høeg)

mercoledì 29 giugno 2011

Alla sagra

Arrivano dallo spazio profondo allineati

su cassapanche in legno stellare

atterrano sotto al tendone eretto dall’orgoglio alpino

invadono l’aria con odori vetusti che ognuno ricorda i nonni

cari estinti geologicamente

e c’è continuità senza soluzione, giovani nati vecchi

ingollano vino in fusto rosicchiando

costicine a tempo con la techno degli autoscontri.

giovedì 23 giugno 2011

Sospiri ellittici

 « Serendipità è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino. »
Julius Comroe Jr.


Grana raspa del muro
Sibilo strenuo del vento
Fiori secchi in vaso
Ovatta nella testa
e un moto ondoso
dietro agli occhi
Fuori dall'alto scivolo
verso anatre di rame
su una fontana piatta
e la podista passa
e ripassa e ripassa
come una luna matta
in pieno giorno
Una florida madre nera
tiene per mano
la figlia riccissima
e il marito biondo
allontanandosi anche lei
ma dolce è il passo
scandito da un culo supremo
È così che incorreggibilmente
in questo tedio d'agata
si rivelano a me epifanìe
di maliconica vitalità
Sospiri ellittici aprono
la possibilità di continuare
ad esserci senza un perché

©francescorandazzo2011



mercoledì 22 giugno 2011

Ego

Sono la mia diva

preferita non ci avevo

fatto caso sempre

al centro della scena

incurante del contorno

appendo posters di me

mando baci su ritagli

di carta ricercati

dai collezionisti battuti

all’asta deserta di offerte

eccetto la mia.

martedì 21 giugno 2011

Il più grande attore del mondo


Il più grande attore del mondo
ha recitato tanti anni prima
in grandissimi teatri sempre
per un pubblico acclamante
ma del suo successo non c'è più traccia
Vive da solo appartato scontroso
disprezza apparire in pubblico
commisera chi vuol piacere
Ha interpretato nel corso di decenni
straordinari personaggi classici
paradigmi dell'arte recitativa
Davanti a nessuno ha trionfato
sommessamente ringraziando
il silenzio intorno a lui
L'amore estremo che lui ha
per l'arte sua e la bellezza
lo ha reso l'integerrimo custode
di qualcosa che non può essere
esposto alla misera condiscendenza
né alla insulsa stroncatura
La sua è e sarà sempre
la più straordinaria e perfetta
carriera che un artista
possa immaginare
Nessuno difatti
se l'immagina

©francescorandazzo2011



venerdì 17 giugno 2011

Nulla o poco si crea


Nulla o poco si crea
mentre tutto si distrugge
La termodinamica avrà
pure le sue leggi Ma
nel calore del Sud
poco contano o niente
Mentre guardo le mura
e gli archi e l'ignoranza
o tra i lisi velluti rossi
nel teatrino commemorativo
dove tutti s'impupano
e applaudono palpebre
stanche sorrisi cranici
Questo caldo spalma
e rafferma  Nessuna
parola nessun Verbo
nessun fiato smuove
questo fango scrostato

Nato qui io torno
sempre a questa morte
senza speranza vago
mi disperdo al sole
e questa appartenenza
è un crollo un sospiro
bloccato Amaro miele
 
©francescorandazzo-2011





venerdì 10 giugno 2011

Metropoli e poesia

La rete è un sistema ad altissimo decentramento dove il baricentro è un fatto momentaneo. Se il web fosse una città, non ci sarebbe la piazza centrale con il duomo.

Comprendere come qualcosa possa mantenersi in equilibrio senza un centro di gravità comporta uno sforzo per scrollarsi di dosso molte abitudini, è necessario immaginare un sistema formato da indipendenze interdipendenti, una specie di ossimoro delle relazioni. Siamo portati a visualizzare le relazioni organizzate in categorie ordinate secondo criteri verticistici o centripeti, e non è facile cambiare schema.

Navigare il web rende percepibile la mancanza di quei criteri, non vi sono punti di origine, di equilibrio o di fine, vi sono infinite piazze ed infinite cattedrali, ognuna centrale rispetto a qualcosa e a qualcuno.

Dalle mie parti, in Veneto (ma non solo), il territorio è punteggiato da un’urbanizzazione diffusa, sparpagliata e distribuita orizzontalmente tanto che le periferie di comuni confinanti sono praticamente scomparse lasciando spazio ad un continuo centro. La si chiama in molti modi, metropoli diffusa, metropoli del Passante (quello di Mestre) e via dicendo, di fatto è un continuum di municipalità che potrebbero benissimo essere riassunte in una unica. Naturalmente senza un centro-baricentro, senza un duomo predominante.

Isotropia è il concetto che applicato allo sviluppo urbanistico permetterebbe un fortissimo decentramento, tale per cui ogni residenza sarebbe più o meno alla medesima distanza da una fermata dei mezzi pubblici, da una piazza, da una farmacia e dagli altri servizi primari.

Naturalmente questa diversa configurazione non diminuirebbe l’entropia, il caos interno-esterno, della metropoli, seguirebbe invece più da vicino la necessità del soggetto di essere centro, non più quella di “andare in centro”.

Centro e periferia sono concetti superati e con essi le tensioni, i fatti di incontro-scontro tra realtà diverse. Permangono invece differenze in una proiezione economica e di status, di censo:

Babilonia 21

Città degli dei

decidi le sorti

convulse di cittadinanze

fluttuanti in terreferme

mobili tettoniche

a placche subsidenti

garage sotterranei

attici dominanti skyline

strati farciti di censi

diversi –credi- meglio

nascere upper.

Il melting-pot, un tempo collegato al centro delle grandi metropoli, ora si è spostato nelle periferie dove finalmente abbiamo imparato a riconoscere i laboratori delle forme di convivenza del futuro, un futuro che ci è già addosso nonostante il dilatarsi del presente. Oggi l’ombelico del mondo ci segue via cavo o parabola cosicché “fare parte del gruppo” diventa l’ennesima scelta nelle mani dell’individuo, l’ulteriore particella del proprio spazio-tempo riconquistata ad una socialità invadente, pressante anche per un banale indice troppo elevato di abitanti per chilometro quadrato (anche se nella metropoli verticale dovrebbe calcolarsi il chilometro cubo).

L’irrompere della ex-periferia nell’ex-centro ha disciolto anche quella sensazione di libera prigionia tipica dell’abitante metropolitano che ha (ri)scoperto ormai l’esistenza dell’altro da sé, in una sorta di fuga rizomatica del fuori porta, e la metropoli non può più pretendere di totalizzare in sé ogni valore. La proiezione del divino si riveste di pagano e contempla la natura, la villetta con giardino, il rustico in campagna quando possibile, declassando il grattacielo a malsana dimora per chi non ha scelta.

L’irrompere dell’ex-centro nella ex-periferia si porta appresso un fiume di “intellettualità” che sta radicalmente modificando le piccole realtà (i comuni) generando una cittadinanza diversa con aspettative e richieste differenti in tema di cultura e servizi, una cittadinanza che chiede di riaprire teatri e cinema, che diventando platea numerosa attrae gli artisti, che spesso ormai siede nelle Giunte e determina in prima persona le scelte delle Amministrazioni.

Diluizione del centro è anche rarefazione delle marginalizzazioni, costrizione a inglobare e risolvere il disagio per impossibilità di riporlo al confine, al di fuori di un perimetro d’attenzione, esattamente quello che oggi non accade agli angoli più periferici delle metropoli. Abbiamo intuito che la centralizzazione –in ogni campo- è figlia di un’epoca in cui il castello del Signore si imponeva sul territorio, ne diveniva il cuore pulsante e la fonte irradiante, tempi in cui rappresentatività e rappresentazione erano fenomeni piramidali e l’estetica del potere si fondava sul nucleo ristretto.

Dobbiamo probabilmente archiviare l’icona del poeta-cittadino metropolitano e sostituirla con quella del poeta che fa poesia a casa sua, ovunque essa si trovi.

La nuova Babilonia è orizzontale, senza dubbio.

Lorenzo Pezzato