Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.

(Peter Høeg)

lunedì 28 luglio 2008

Youssef Chahine

Addio a Youssef Chahine, il Fellini mediorientale.

Vent'anni fa vidi a Parigi, al Teatro della Comédie-Française un suo "Caligola" di Camus, visionario, spiazzante, controverso, bellissimo.

Lo saluto, con queste parole di Camus:

"Questo mondo così com'è fatto non è sopportabile. Ho bisogno della luna, o della felicità o dell'immortalità, di qualcosa che sia demente forse, ma che non sia di questo mondo."
(Caligola)

domenica 20 luglio 2008

Un e-book per l'estate!


Una lettura refrigerante! Da leggere su una chaise-longue sorseggiando un daiquiri ghiacciato...
Francis Scott Freezegerald

clicca qui

giovedì 17 luglio 2008

Dove osano gli uomini


Di ieri la notizia della morte di Karl Unterkircher sul Nanga Parbat.
E' caduto in un crepaccio, pare per il cedimento di una cornice di ghiaccio e neve.

Una volta mi sarei chiesta come mai un uomo di 37 anni possa rischiare la sua vita in esperienze così estreme, e credo questa sia la domanda che si pongono i più, davanti a queste notizie; archiviandole, insieme ad uno stupore poco comprensivo, qualche secondo dopo per passare, con zapping fulmineo, alla tranquillità banalotta ma rassicurante del Grande Fratello.

Ma da quando ho ripreso a fare sport e ho conosciuto la montagna, ho cominciato a capire, anche se non condividerò mai il coraggio dei più grandi: è la voglia di spostare il limite, sempre più in là, di vedere cosa riuscirai a fare e dove riuscirai ad arrivare, come risponderà il tuo corpo, è l'incoscienza che si ha nell'affrontare determinate situazioni e condizioni nel qui e ora, la speranza, quasi la certezza, di farcela sempre e l'adrenalina che pompa. E' la montagna che chiama, come diceva Karl, la sua monumentalità all'apparenza tranquilla, la serenità che spesso ispira il guardarla da distante; così tutte le insidie che essa nasconde, note anche al più tranquillo escursionista della domenica, sembrano solo vuote paure.
E', comunque, un senso di ineluttabile "io devo", un irrazionale ma fortissimo richiamo a non potersi tirare indietro.

Chi avesse visto e/o letto "La morte sospesa" (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/La_morte_sospesa e http://www.feltrinellieditore.it/SchedaLibro?id_volume=5000494) si sarà un po' avvicinato alla comprensione di quanto ho detto. Un libro e un film magistrali che forse spiegano tutto questo, come pure il fortissimo istinto di sopravvivenza che l'essere umano possiede, al di là di qualsiasi ragionevole pronostico. Lo spiegano già dal titolo originale, ben più evocativo: "Touching the void".

Val la pena citare le parole di Unterkircher poco prima di venir meno, perché cadere in un crepaccio è proprio questo:
"Siamo nati e un giorno moriremo. In mezzo c'è la vita. Io la chiamo il mistero, del quale nessuno di noi ha la chiave. Siamo nelle mani di Dio, e se ci chiama... dobbiamo andare. Sono cosciente che l'opinione pubblica non è del mio parere, poiché se veramente non dovessimo più ritornare, sarebbero in tanti a dire: "Cosa sono andati a cercare là? Ma chi glielo ha fatto fare?". Una sola cosa è certa, chi non vive la montagna, non lo saprà mai! La montagna chiama!" (http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/cronaca/unterkircher-crepaccio/blog-karl/blog-karl.html)

E' che c'è solo l'uomo e la montagna, e un ancestrale richiamo alla sfida con la natura, un'atteggiamento eroico per quanto apparentemente inutile, tanto più eroico quanto più - apparentemente, sottolineo - inutile.
Per me, si tratta della forza della spinta all'evoluzione umana spostata dalla razionalità alla totale fisicità; per quanto chi frequenta sport e montagne sa come, anche in questo caso, la "testa" è tutto e viaggia in pari col corpo.
Quando le due si separano anche solo per un istante è finita, e mentre cadi giù, mi piace immaginare, lasci la montagna, e il mondo con lei, con un senso di tradito stupore, di paura e, insieme, di rispetto.

Onore, dunque, agli "inutili" eroi della montagna.

mercoledì 16 luglio 2008

Hamid Ziarati, per approfondire



Per approfondire ulteriormente, perché non leggere il romanzo dello scrittore Hamid Ziarati (http://it.wikipedia.org/wiki/Hamid_Ziarati)?
Scritto "in un italiano insieme preciso e imperfetto, ma straordinariamente espressivo" (vedi scheda in http://www.einaudi.it/einaudi/ita/catalogo/scheda.jsp?isbn=978880617840&ed=87), "Salam, maman" è uno dei miei libri nel cassetto per quest'estate.

Dunque, non l'ho letto. Ma mi incuriosisce il confronto con un altro punto di vista, questa volta maschile, sull'Iran di "Persepolis" e l'esperienza di uno scrittore che scrive coraggiosamente non nella propria lingua madre ma in quella della terra che l'ha accolto, cosa abbastanza rara in Italia e più frequente in Francia.

Un gran bell'omaggio ad un'Italia non sempre accogliente, specie di questi tempi.
Francamente, alquanto bui.

martedì 15 luglio 2008

Persepolis, il film


Consiglio a tutti questo splendido film di animazione, che racconta un pezzo importantissimo della storia dell'Iran moderno:
www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=47296


Ci sono voluti una donna, Marjane Satrapi, prima con i suoi fumetti (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Persepolis_(fumetto)) e poi con il film di animazione, e quasi 30 anni per spiegare all'Occidente cosa è veramente successo durante la rivoluzione iraniana, avuta inizio nel 1978 e conclusasi il 4 novembre 1979 con l'insediamento al potere dell’ayatollah Khomeini. Una storia che conosceva già chi frequentasse, come me, gli studenti iraniani all'università negli anni '80, ma che per i più era stata la lotta di un popolo intero accecato di religione per l'ascesa di un potere oscurantista contro uno scià filoamericano, in fondo più illuminato. Così ce la mostravano giornali e telegiornali.
La realtà non fu quella; per conoscere un pezzo di storia, che è anche la nostra e su cui si innesta la storia di oggi, fino alle estreme conseguenze che conosciamo, invito tutti a vedere il film.
Garantisco, ne vale la pena.

IL TRAILER DEL FILM


sabato 5 luglio 2008

Premio Umberto Domina

Nel pomeriggio del 4 luglio si è svolta la premiazione del I Premio Umberto Domina. Marco Bottoni, di Castelmassa (RO), ha ricevuto il primo premio per “Prosecco e Prolegomeni”. Al secondo e al terzo posto si sono classificati, rispettivamente, Pino Imperatore, di Aversa (CE), con “La Catena di Santo Gnomo”, e Francesco Lestingi di Conversano (BA), con "Lampi d'imbecillità". Allo scrittore Guido Clericetti è stato attribuito il “Premio d’onore alla carriera”.

Vincitore della Sezione Sicilia è risultato Mauro Mirci, di Piazza Armerina (EN), con “Michelangelo Scarso, Artista Poliedrico”.


Cliccando qui potrete leggere "Michelangelo Scarso, artista poliedrico", racconto vincitore della Sezione Sicilia (in formato pdf - circa 257 Kb)

mercoledì 2 luglio 2008

Nessuno mi ha mai battezzata

“Sono Ursula Dufour, da grande voglio fare l’assassina.”

Inizia così il ritratto intenso di una donna dura, cinica, lussuriosa, killer professionista.

Una donna che affronta la vita, guardando negli occhi la morte.

La conosce, la usa, ne è intimamente complice. Muore e rinasce come un’Araba Fenice.

L’amore è lontano, evocato da un nome di cui non si scorge volto, Samuele.

Delineati sono invece i tratti delle vittime che cadono sotto i colpi inferti da Ursula e dalla mille identità capace di assumere per coprire le sue missioni.

Chi sarà la prossima vittima designata?

E riuscirà Ursula a non farsene coinvolgere, emozionare, per portare al termine con freddezza la sua missione?

E se fosse Ursula a morire?

Nessuno mi ha mai battezzata
di Manila Benedetto
Enrico Folci Editore
10.00

La scheda sul sito dell'editore, qui.
Il sito dedicato al libro qui.
Qualche chicca su Booksblog.
L'incipit su CrimeBlog.