Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.

(Peter Høeg)

mercoledì 26 settembre 2012

Notturno in autolavaggio


Auto da poche miglia-ia
a spina di pesce aspirate a gettone
similradica ingresso usb forbita
altre calcano il rettilineo se ne vanno
«hai mica da cambiare?»
quello fruga le tasche
il portafogli sul tettuccio
«tdi top di gamma bla bla bla»
è nata un’amicizia
con i cerchi in lega
«vi togliete dai coglioni per favore?»

lunedì 24 settembre 2012

Settimana internazionale del libro



È la settimana internazionale del libro: chiudetevi in bagno coi fratelli Karamazov, nutritevi soltanto di madeleines, bevetevi una bottiglia di rum, fate sesso con la Bovary o con Maurice, lasciate in pace Siddharta
Se accenderete la tivù sarete squalificati dal Grande Fratello e deportati nella fattoria degli Animali.


p.s. informazione per gli "amici" di facebook: a pagina 52 o 54 o 56 di qualunque libro c'è nascosto un codice subliminale che provoca il Diavolo in corpo.



lunedì 17 settembre 2012

UN GIOIOSO NUBIFRAGIO: i “Racconti Abissali” di Ángel Olgoso

UN GIOIOSO NUBIFRAGIO: i “Racconti Abissali” di  Ángel Olgoso
recensione di Alfonso Lentini

Impalpabili in quanto privi di supporto cartaceo (ma non per ciò sminuiti, anzi semmai arricchiti dall’essere usciti in forma di e-book), questi “Racconti Abissali” di Ángel Olgoso, sono raccolti nel breve girotondo di 58 impalpabili pagine.
Libro privo di peso, si direbbe. Che basa però la sua forza sull’energia straniante che le singole parole possono sprigionare quando sono usate con la precisione e la compiutezza di un colpo di scalpello e nel contempo navigano perigliosamente nel mare della massima libertà inventiva.
Racconti brevi o brevissimi, frastagliati e filanti come la coda di un microscopico asteroide, scarabocchi albali, incursioni stralunanti, micrologie fuori luogo e fuori tempo, ci accompagnano in un viaggio esplorativo di un piccolo mondo improbabile e incongruo, quello che marca questo autore spagnolo (Granada, 1961), considerato – come afferma Paolo Remorini nella prefazione – “tra i maestri più illustri e acclamati del racconto breve fantastico” (ma in Italia di fatto quasi sconosciuto), la cui scrittura sembra provenire – ma fatta più esile, compressa, tagliente – dal solco della letteratura visionaria di origine ispano-americana ed oscilla fra le sontuose fantasticherie di Borges, le amarezze ironiche di Cortazar o di Ocampo, sino a lambire le irsute inquietudini di certe pagine kafkiane. Ma la cifra che caratterizza Olgoso rispetto ai celeberrimi nomi che abbiamo citato è quel pizzico di giocosità irridente che lo pone piuttosto in comunicazione con lo spirito della “scienza delle soluzioni immaginarie”, la ‘Patafisica fondata da Alfred Jarry. L’orizzonte sembra essere dunque una sorta di neodadaismo congelato e asciutto, elegantissimo nella sua algida essenzialità.
Sono però gli scatti finali che nei racconti di Olgoso rovesciano improvvisamente le situazioni proiettando le storie ai bordi del paradossale puro. Si veda ad esempio la vicenda, appena accennata, di qualcuno che sta scavando un tunnel: sembra che voglia fuggire da una situazione di prigionia, invece le righe finali ci rivelano che la sua meta è rientrare fra le “gioie” di una cella “in salvo dalla frastornante, grama e spaventosa libertà”. In un'altra storiella si racconta di un bimbo che per sei giorni gioca con una palla di argilla che a poco a poco si trasforma diventando un pianeta brulicante di vita. Ma alla fine si stufa e lo spappola. Folgorante la frase finale: “Si sarebbe riposato il settimo giorno e avrebbe ricominciato da capo”. Un gioioso nubifragio di segni e di sensi si riversa allora nella mente del lettore al quale non restano che due alternative: o compiere l’inutile sforzo di colmare con un proprio apporto inventivo le falle che l’autore lascia appositamente in evidenza, oppure accettare la sfida dell’incongruo. Siamo sul ring delle eventualità più improbabili e ad un certo punto è naturale che arrivi un knock-out finale dal quale ci si può riavere solo a patto che si accetti di godere sino in fondo, come una grazia concessa dal cielo, il capogiro dello smarrimento.
Tanto asciutte sono le pagine di Olgoso quanto ridondanti, eccessive, turgide, affollate, appaiono le tavole ipervisionarie di Vanessa Cazzagon che accompagnano la pubblicazione. Eppure un filo evidente lega i due piani della scrittura e delle immagini, complici gli inserti musicali (sì, perché un e-book, diversamente dalle pubblicazioni cartacee, può contenere persino un “commento musicale”) suggeriti con mano esperta da Daniela Meloni. Questo filo è la caoticità delle forme, il groviglio. Anche le tavole di Cazzgon sono infatti prive di centro e di sensi definiti, le linee e i colori sembrano galleggiare nel vuoto di un universo in cui il dis-orientamento è sempre in agguato. Anarchia allo stato puro? Surrealismo senza freni? Forse, ma siamo sicuri che i racconti e le immagini di questo gioiellino in forma di e-book siano veramente antirealistici, ci parlino davvero di universi alieni?
Del resto, il mondo che ci ostiniamo a considerare “reale” e che con mille sforzi cerchiamo di ingabbiare nelle griglie della logica umana, non sempre risponde alla nostra domanda di comprensione. Leggere in queste impalpabili pagine di “altri mondi” possibili (o impossibili) può costituire quantomeno una salutare “educazione sentimentale”, un esercizio della mente verso un atteggiamento più elastico, più smaliziato e dubbioso. Di cui, in tempi di omologazione sempre più massiccia, si sente urgentissimo bisogno.


Ángel Olgoso
Racconti Abissali
Traduzione e introduzione di Paolo Remorini,
Postfazione di Stefano Brugnolo,
Tavole di Vanessa Cazzagon,
Soundtrack a cura di Daniela Meloni
E-book, Siska editore, 2012
Prezzo: E. 4,90







mercoledì 5 settembre 2012

La notte illune e ampia



La notte illune e ampia s'instaura
come un segreto respiro di libertà


Un cactus messicano mi osserva
quasi minaccioso e un po' ridicolo


Parlo con un geco di sorrisi estinti


L'odore del mare e il fiato del gelsomino
aspiro di quest'oscura notte femmina
trapuntatata di stelle e sale umido


Sento che sparirò ma qui il mare
continuerà a soffiare per millenni
il suo profumo d'ostrica e sesso
sulla terra su altri corpi altri Dei
 

Come se niente mai io fossi accaduto
se non per questo mio sentire
che la bellezza da come un morire













©francesco randazzo_2012