Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.

(Peter Høeg)

venerdì 8 febbraio 2008

"La strada" di Cormac MacCarthy

"La strada" di Cormac MacCarthy è devastante. Un capolavoro assoluto di desolazione e perfetta scrittura. Parole asciutte in un paesaggio polverizzato, parole scabre, pietrose, cesellate nel respiro dell'impossibile salvezza. Leggere è una speranza, si va avanti con la disperazione di sapere che non c'è più nulla da sperare, eppure ci s'illude, non si può farne a meno.
Camminiamo accanto a quell'uomo che spinge un carrello, seguito da un bambino, attraverso un mondo distrutto, essiccato, privo di vita. Ci spinge la fame e la paura degli altri. Siamo i buoni. Ma per sopravvivere non possiamo esserlo troppo. Tra i detriti una lattina di cocacola può diventare un dono eucaristico per il bambino che è nato dopo la distruzione. A forza di seguirli diventiamo loro, non uno di loro, ma tutt'e due, un unico essere composto da due vite: dormiamo poco, stiamo sempre all'erta, ci saldiamo fortemente l'uno all'altro, attraverso un amore che è il bene perfetto tra due esseri, la vita per la vita. Siamo i buoni. Siamo il padre e il figlio. L'attraversamento di questa apocalisse già compiuta eppure imperfetta perché ancora abitata da un'umanità aberrata e aberrante, richiede un ribaltamento dell'assunto biblico: il figlio verrà salvato. L'amore si trasfigura nella purezza della parola: "la cosa migliore era parlare con il padre, e infatti ci parlava e non lo dimenticava mai."
Eppure non c'è sollievo, tutto rimane sospeso. "Tornò nel bosco e si inginocchiò accanto al padre. Era avvolto in una coperta, come l'uomo aveva promesso, e il bambino non lo scoprì ma gli si sedette vicino e si mise a piangere senza fermarsi. Pianse per un bel pezzo.Ti parlerò tutti i giorni, sussurrò. E non mi dimenticherò. Per niente al mondo. Poi si alzò, si voltò e tornò verso la strada."
Non c'è sollievo, ma soltanto una strada da percorrere, comunque.

Da leggere, assolutamente. Una tragedia classica, scabra come un rudere, pulsante come il sangue, con una catarsi profondissima, verticale e perfetta.

©Francesco Randazzo

1 commento:

  1. Sarà un caso? Questo libro ha angosciato di recente le mie notti. L'effetto non potrebbe essere spiegato meglio di quanto non abbia fatto Francesco.
    Con una postilla: mentre lo leggevo maledivo me stessa e l'amica che me l'aveva prestato per l'irritazione che mi provocava la condivisione della sofferenza dei due personaggi, come se la vita non fosse già abbastanza sofferta; contemporaneamente non riuscivo a staccarmi da quel libro, da tutta quella compassione.
    Fino ad arrivare alla fine.

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