Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.

(Peter Høeg)

martedì 30 settembre 2008

"Niente birra ai nazisti"


Articolo di Riccardo Orioles tratto dalla Catena di San Libero n. 370 (27 settembre 2008)

"Niente birra ai nazisti"

"Non si serve birra ai nazisti". A Colonia, su tutti i tavolini, c'era questo cartello. C'erano folle di cittadini, in tutte le strade, decisi a non lasciar passare i nazisti. C'era un sindaco con le idee molto chiare: questa città è antinazista e nazisti non ne vuole. Così, pacificamente, senza eccitarsi troppo e ridicolizzando i violenti, i tedeschi hanno mandato a quel paese gli estremisti della "destra europea".

In Italia le cose sarebbero andate (e vanno) ben diversamente. Se invece che a Colonia fossimo stati a Verona, il corteo dei nazisti si sarebbe svolto, le grida di Heil Hitler e Duce Duce si sarebbero sprecate, ci sarebbe stato uno stillicidio di immigrati picchiati e gay mandati all'ospedale. Qualcuno dei cittadini, con "l'aria da sovversivo", magari ci avrebbe lasciato la pelle. E il giorno dopo il governo avrebbe tranquillamente dichiarato "vabbe', cose che succedono, niente di straordinario in fondo", mentre un ministro avrebbe inneggiato alla Gestapo e un altro alle Ss.

Due generazioni dopo Hitler e Mussolini, i tedeschi sono antifascisti e gli italiani no. I tedeschi hanno legge e ordine, gl'italiani camorra e Calderoli. I tedeschi sono civili e democratici, gl'italiani votano a destra e si menano a ogni occasione. I tedeschi, sicuri di sé, lavorano con due milioni di turchi senza problemi. Gli italiani, insicuri e svenevoli, sono il paese più impaurito del mondo e digrignano i denti appena vedono un altro essere di diverso colore. Eppure i fascisti "duri" erano i tedeschi, noi italiani eravamo i "brava gente", gli Alberto Sordi, anche in camicia nera, paciocconi e umani. Come mai tanto tempo dopo loro si sono civilizzati e noi no?

Il fatto è che il tedesco, persona seria, ha saputo fare i conti con se stesso. Ci voleva coraggio per farlo. Le guerre, Auschwitz, le grandi piazze vocianti di Norimberga. I tedeschi hanno guardato in faccia tutto questo, hanno ragionato freddamente sui loro orrori. Ne hanno individuato i meccanismi, le radici, e hanno deciso "mai più". Non hanno avuto un partito neonazista (come da noi il Msi) corteggiato e infine assunto al governo. Non hanno avuto un neonazismo giustificato e coccolato. Lì, se un ministro dicesse "Onore alle Ss!" sarebbe sbattuto a calci un attimo dopo fuori dal governo. Non c'è un sindaco neonazista di Amburgo o Brema. Lì si ricordano ancora del passato. Ne accettano la responsabilità, da uomini. Non lo vogliono più.

Noi, "brava gente", in realtà siamo dei minorenni. "Non siamo stati noi". Siamo stati ingannati da Mussolini, costretti dai tedeschi, imbrogliati. Noi non volevamo. Non volevamo ammazzare i sindacalisti, o impiccare i libici, o bombardare gli etiopi con l'iprite. L'abbiamo fatto senza accorgercene, senza volerlo davvero, senza colpa. E dunque, tranquillamente, ci siamo assolti - è stato un gioco. E adesso siamo pronti a ricominciare.

Qualunque operaio nero, qualunque straniero, dopo quindici giorni d'Italia capisce benissimo la differenza. Fra noi italiani simpatici, brava gente, ma in fondo semifascisti e violenti, e un qualunque europeo noioso e grigio, ma civile.

Per proseguire con la lettura della Catena di San Libero:
http://www.ritaatria.it/LeggiNews.aspx?id=642

sabato 27 settembre 2008

WAZ (7)

È una bellissima giornata, una giornata del cazzo come tante altre, piena di piccole stronzate inutili, di attese, noia, piccole nevrotiche compulsioni. Eppure è una bellissima giornata, Waz se lo ripete continuamente come un mantra benefico che dia un senso allo scorrere cazzonico delle ore e delle azioni che si stendono sulla sua pelle come gel per capelli seccato al sole. Il sole difatti se ne fotte e spara raggi tiepidi di meravigliosa banalità. Una signora nera si avvicina alla fermata dell'autobus dove Waz sta aspettando che passi qualcosa che lo sconvolga. "Che bella giornata!", dice Waz alla donna, tentando di renderla sua complice, di avere conferma anche da qualcun altro, tanto per essere sicuro che quella giornata del cazzo sia bellissima. "È da molto che aspetta?", chiede quella di rimando. E Waz come al solito risponde: "Ero giovane, quando sono arrivato qua." Quella sorride. Non ha capito un cazzo, sotto il sole cazzone di quella cazzo di giornata, non si pone nemmeno il problema, sorride ebete, ma ha una faccia simpatica e una panza strabordante sensualità afro de noantri. Anche Waz sorride. Poi ha un guizzo di lingua che balugina sotto il sole cazzone di quella giornata del cazzo e le dice: " Lei è fortunata sa? Sì, sì, proprio fortunata. È fortunata a vivere qua in questo nostro meraviglioso paese del cazzo, con questo sole del cazzo in questa bellissima giornata del cazzo, fortunata perché lei è nera, magari africana o sudamericana o yankee o chissadadove, nera e non cinese che sennò adesso toccava a lei che le facevano il culo e la mettevano a posto e c'andavano a frugare anche nel frigorifero di casa per vedere se c'aveva nascosto il cartone malefico del latte cinese avvelenato del cazzo e le controllavano pure se c'aveva bambini morti nascosti sott'al divano e tutte quelle stronzate del cazzo che qui c'abbisognano per sentirsi tranquilli che tanto i casini e le stronzate le fanno i cinesi oggi, i rumeni ieri, e domani, domani chissà? È fortunata lei, che è nera, ma chissà che domani non le fanno un controllino per vedere se c'ha qualche magagna che ci sturba questa meravigliosa vita nostra di italiani europei occidentucoli del cazzo, una cosa si trova sempre, lei lo sa, se uno si guarda allo specchio la mattina un difetto sulla pelle se lo trova sicuro e se si guarda la faccia di un altro è più facile ancora e se ne vedono di più e allora la colpa è di quell'altro, un bell'untore del cazzo che ci sta qui a scassarci la minkia e ci vuole distruggere la nostra way of life. È fortunata lei nera che non ci ruba i biscotti e non si becca una fraccata di legnate che l'ammazza, per i biscotti no perché è nera, è fortunata lei che sta qui a Roma e non a Castel Volturno. Se ne vada, signora, è fortunata che m'ha incontrato e glielo dico: se ne vada. E mi porti con lei. Ché tanto prima o poi mi tocca pure a me."
Intanto è passato l'autobus e la signora nera l'ha preso. Waz resta solo alla fermata e aspetta sotto il sole cazzone di quella cazzo di giornata, senza sapere più che cazzo dire. E si ripete nella sua testa: è una bellissima giornata è una bellissima giornata è una bellissima giornata è una bellissima giornata è una bellissima giornata è una bellissima giornata è una bellissima giornata è una bellissima giornata è una bellissima giornata...

© francescorandazzo-2008



venerdì 26 settembre 2008


"MEGLIO DI SHARON STONE"
racconto di Francesco Randazzo
sul prossimo numero, in uscita ad ottobre, di TOILET, ironica e intelligente rivista letteraria in vendita presso le Librerie Feltrinelli e online.





toilet è una raccolta di racconti, frutto di alcune delle migliori energie della nuova narrativa italiana.

Una "maneggevole" pubblicazione, pensata per essere letta nella comodità del bagno.

Per ciascun racconto, è indicato il tempo previsto di lettura,

così da armonizzare esigenze fisiologiche e curiosità intellettuali!

martedì 9 settembre 2008

Waz (6)


Waz a volte viaggia nel tempo. Il passato lo assale, lo circonda, a volte lo strazia, a volte lo diverte. Ma non è mai un'esperienza priva di conseguenze emotive. Il tempo in un certo senso lo ossessiona. Ci sono zone nella sua memoria che stanno andando perdute o già lo sono,: persone che ha dimenticato e che all'improvviso riaffiorano come ombre. Un volto sfuocato, qualche leggero movimento su uno sfondo grigio, plumbeo. Si sente un po' male, perché è come se li avesse uccisi dentro di sé, anche se li ha soltanto sfiorati, in un tempo molto lontano e poco o niente in comune con loro c'era stato. In fondo la mente fa bene il suo lavoro di pulizia. Waz lo sa, ma sa anche che questo è un po' spietato e a volte, spesso, elimina degli innocenti. Vorrebbe scrivere un libro, con tutti i nomi dimenticati, i volti dimenticati, le vite sconosciute di tutta questa gente, un grande romanzo di memoria, storia e invenzione. Ma non ricorda, non sa più chi sono. Nessun romanzo è possibile senza personaggi e dunque la risma di cinquecento fogli bianchi davanti a Waz, contiene questo libro impossibile, col suo candido e denso contenuto di vite dissolte.

©francescorandazzo-2008