Shechinàh, di Francesco Randazzo, é un poemetto
straordinario, che trascina in un vortice di santi e puttane,
carabinieri e migranti, situazioni quotidiane trasfigurate da un’ironia
sottile, che a volte si trasforma in sarcasmo, a volte si scioglie in
commozione che non puoi controllare. Una denuncia garbata e spietata,
nello stesso tempo, delle contraddizioni che infarciscono la vita,
sempre esposta al pericolo della rovina e al bagliore inaspettato della
grazia. Un racconto allucinato e lucido che
si snoda tra due abissi: quello di un male che degenera spesso nella
farsa della mediocrità e quello di una dignità miracolosamente
ritrovata. Si ha l’impressione di toccare con mano la gigantesca domanda
d’amore di un’umanità derelitta e, contemporaneamente, di sfracellarsi
contro il muro di una perpetua estraneità. Il tutto racchiuso in un
linguaggio poetico frammentato e musicale, che ricorda certe opere
novecentesche tra Sibelius e Bartók. Numerose le ascendenze che si
potrebbero evocare: da Bob Dylan a Bertolt Brecht, da Ginsberg a
Dostoevskij; ma l’esito finale é un’originalità compatta e fluida.
L’amore di un poetico Gesù si comunica a un mondo variegato, fuori di
ogni schema, dove l’unica certezza é la disperazione di innocenti che
finiscono con l’inciampare casualmente in una inedita speranza. Tra
filosofia e letteratura, teologia e hilarotragoedia, il
poemetto fila via con aria impertinente e imperturbabile, come se
l’unico modo per conoscere il mondo fosse quello di un sorriso leggero,
sospeso tra Calvino e Milan Kundera, che si tira dentro la tradizione
epica e lirica italiana, da Ariosto a Dario Fo. I miracoli di un Gesù un
po’ dandy e un po’ comunista s’intrecciano con una scrittura che
mescola clamorosamente Dio e il gorgonzola, il mistero della vita e il cavolfiore grande come un cocchio;
un cortocircuito di cui diviene simbolo magistrale il trittico morte
subita – risurrezione – morte accettata come approdo sereno di una vita
retta, nella scena dell’incidente stradale; o in quella strappalacrime
di Dio che vorrebbe dare al mondo corrotto una lezione esemplare,
spaventosa e apocalittica, e invece é fermato dalla supplica di una
semplice bambina. Il riso finale della coppia di giovani in amore é un
sigillo che tiene viva, nella memoria del lettore, la densitá e la
leggerezza di una storia senza tempo e, direi, felicemente riuscita.
Francesco Randazzo, Shechinàh, Amazon, euro 2,68.
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