Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.

(Peter Høeg)

giovedì 17 marzo 2011

Parole alte, libere, franche...



«Trattando delle cagioni, che tornavano in nulla i tentativi di libertà nell'Italia – de' vizi che contrastarono al concetto rigeneratore di farsi via tra gli ostacoli, noi siamo ad un bivio tremendo.
O noi parliamo parole alte, libere, franche – parliamo coll'occhio all'Italia, la mano sul core, e la mente al futuro – parliamo, come detta la carità della patria, senza por mente ad uomini, o pregiudizi, snudando l'anima agli oppressori, ai vili, agli inetti, flagellando le colpe e gli orrori ovunque si manifestino – e un grido si leva dagli uomini del passato contro a' giovani che s'innoltrano nella carriera, ignoti alle genti, senza prestigio di fama, senza potenza di clientela, soli con Dio e la coscienza d'una missione: voi violate l'eredità de' padri, perdete la sapienza degli avi: voi usurpate un mandato, che il popolo non v'affida esclusivamente: voi cacciate l'ambizione di novatore frammezzo a' vostri fratelli!
O noi rineghiamo ispirazioni, studi ed affetti per una illusione di universale concordia – ci soffermiamo nella predicazione di principii nudi, teorici, astratti, senza discendere all’applicazione, senza mostrare nella storia de’ tempi trascorsi le violazioni di questi principii – erriamo intornoall’albero della scienza senz’attentarci di appressarvi una mano, lamentiamo una malattia esistente nel corpo sociale, senz’ardire di rimovere il velo che la nasconde e dire: là è la piaga! – e gl’Italiani indurano nell’abitudine degli errori...

O sospetti, o colpevoli – condannati al silenzio o alla guerra – esosi agli uomini che parteggiano per le vecchie dottrine, o traditori alla patria, che le provava fino ad oggi inefficaci e funeste. –

Noi parliamo tra i sepolcri de’ padri e le fosse de’ nostri martiri – e le nostre parole hanno ad essere forti, pure, incontaminate di lusinga e d’odio, solenni come i ricordi dei padri, come la protesta che i nostri fratelli fecero dal palco ai loro concittadini. –

E chi siamo noi perché abbiamo a calcolare i nostri discorsi dalle conseguenze personali? L’epoca degli individui è sfumata. Siamo all’era de’ principii... Gli uomini passano. La posterità sperde il garrito delle fazioni; ma i principii rimangono: – e guai all’uomo che tenta una impresa generosa e s’arresta davanti alle conseguenze quali esse siano!
Una idea – e l’esecuzione: ecco la vita, la vera vita per noi: una idea generosa, spirata dalla potenza che creava l’uomo ad essere grande, lampo della primitiva ragione, quando l’anima giovine, vergine di pregiudizi, di vanità e di meschine paure s’affaccia ai campi dell’avvenire, che l’angiolo dell’entusiasmo illumina d’un raggio immortale – ed una esecuzione costante, assidua, ostinata, sviluppata in tutte le fasi dell’esistenza, nelle menome azioni, come ne’ rari momenti che vagliono un’epoca, in una epistola famigliare, come in un volume di meditazioni, ne’ segreti della cospirazione come nella pubblica testimonianza del palco. A questi patti s’è grande e del resto avvenga che può, perché l’uomo il quale si slancia nella crociata dell’umanità senz’aver dato un addio a’ calcoli, ai conforti, a tutte quante le gioie della vita, non ha missione....
In politica, non v’è che un sistema d’azione stabilmente efficace: il sistema che matura i principii, sceglie l’intento, medita i mezzi, poi si pone in moto senza deviare a dritta o a sinistra, facendo gradino degli ostacoli, non rifiutando le conseguenze logiche de’ principii e guardando innanzi. –
La verità è una sola – l’ecclettismo applicato alla scienza d’ordinamento sociale ha prodotta una dottrina che l’Europa de’ popoli infama e rinnega – e la stolta pretesa di voler conciliare elementi che cozzano per natura, ha rovinate a quest’ora più sorti di popoli, che non l’armi aperte o le insidie della tirannide. – Oggimai s’è giunti a tanta incertezza di sistemi e di vie, che le moltitudini, affaticate pur sempre dal desiderio del meglio, si stanno inerti, aspettando che i loro istitutori s’intendano fra di loro.
Applichiamo queste idee all’Italia.»

Giuseppe Mazzini

da "D’ALCUNE CAUSE CHE IMPEDIRONO FINORA LO SVILUPPO DELLA LIBERTÀ IN ITALIA".

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