Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.

(Peter Høeg)

giovedì 17 aprile 2008

Dagherrotipi di una contemporaneità antica


Quello che non si vede sui depliant si dipinge sul nitrato d’argento, risveglia la carta, ammalia l’ occhio, come se fosse un ricordo di un tempo lontano, qualcosa e qualcuno di dimenticato, affiora, con la vitalità guizzante dell’ esistenza pura, come un’ infanzia del mondo, come se un ingenuo eppure raffinatissimo occhio avesse catturato il presente di un altro mondo, nascosto, dimenticato o forse più semplicemente trascurato dai tour patinati; e di questo mondo riscopre il guizzo vitale, lo imprime con forza e leggerezza insieme, appaiono vitalissime presenze sugli sfondi sfumati eppure in movimento, quasi che la camera registrasse la rotazione terrestre.
Sembra di riconoscere qualcuno, qualcosa, in quest’ alterità. Una purezza in noi perduta, forse. La nostalgia del tempo naturale, ormai inesistente nelle nostre città. Affiorano sensazioni non esotiche, ma di memoria, come se fossimo di fronte al ricordo di qualcosa o qualcuno che abbiamo conosciuto, in altro tempo ed altre vite, sensazioni che danno nostalgia di sé stessi, parafrasando Montale, di ciò che non siamo, ciò che più non sogniamo.

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.

Codesto solo oggi possiamo dirti:
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Questi versi di Montale, dopo la mia perifrasi, dispiegano il senso profondo delle fotografie di Totò Bongiorno. Sembra che ogni persona ritratta, dal sollevatore di pesi, al tuffatore, dal ragazzino che gioca a far ruotare lo pneumatico al bebè in meravigliosa, perfetta posa nella sua stanza povera eppure ricchissima di dettagli, sembra persino che ogni cosa, ogni oggetto ci dica appunto: “Non chiederci la parola”, qui è superflua, definire non serve, coglici nel nostro manifestarci assoluto della nostra particolarissima individualità che si dispiega fin oltre le soglie della razionalità corrente e massificante, afferra e lascia che si espanda dentro ai tuoi occhi, dentro tutto il tuo essere percipiente, la radiante affermazione dell’ esistere di per sé, povero eppure lussureggiante, nascosto eppure evidente, dimesso eppure felice. Malinconia e sorriso, gioia dell’ incontro, abbandono sensuale alla poesia dell’ esserci, comunque e al di là di tutto ciò che noi, ogni giorno, non siamo più capaci di vedere. E infine, paiono chiedermi, mentre le guardo: “Noi siamo. E tu?”
Francesco Randazzo

Mostra fotografica
Titolo:

L'isola meravigliosa

Autori:
Totò Bongiorno
Curatore:
G. Mirisola
Luogo:
Galleria 43
Via Goethe, 43
Palermo
Periodo:
19 aprile - 2 maggio 2008
inaugurazione sabato 19 aprile ore 18
Orario:

lunedi - sabato 10-13/15-20















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