Progetto Arcenciel a cura di Regina Franceschini Mutini e Ivana Conte
domenica 18 maggio 2008
dalle ore 18,30
lettura di testi letterari di Giorgio Biuso
opere dei pittori Antonio Pandolfelli e Angelo Scano
Tuma’s via dei Sabelli 17 Roma
Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.
(Peter Høeg)
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.
(Peter Høeg)
sabato 26 aprile 2008
S T U D I O S - A R T E C O N T E M P O R A N E A
VIA DELLA PENNA N. 59 – 00186 ROMA – TEL./FAX - 00 39 06 3612086 -
Comunicato stampa
PERSONALE DI ISABELLA COLLODI
INCISIONI E DISEGNI INEDITI
DAL 28 APRILE AL 16 MAGGIO 2008
Allo STUDIO S-ARTE CONTEMPORANEA in Via della Penna 59 – 00186 Roma
Ore 16.00-20.00 dal lunedì al sabato – mar. gio. sab. ore 11.00-13.00/16.00-20.00
VIA DELLA PENNA N. 59 – 00186 ROMA – TEL./FAX - 00 39 06 3612086 -
Comunicato stampa
PERSONALE DI ISABELLA COLLODI
INCISIONI E DISEGNI INEDITI
DAL 28 APRILE AL 16 MAGGIO 2008
Allo STUDIO S-ARTE CONTEMPORANEA in Via della Penna 59 – 00186 Roma
Ore 16.00-20.00 dal lunedì al sabato – mar. gio. sab. ore 11.00-13.00/16.00-20.00
giovedì 17 aprile 2008
Teatro Tordinona 22-23-24 Aprile 2008
Una brevissima commedia nera, molto divertente, per certi versi agghiacciante. Le contraddizioni e le alienazioni di due donne sopraffatte dalla contemporaneità fino alla follia.
Nel rassicurante spazio di un salone da parrucchiere, le due simpatiche donne, in attesa che gli si fissi il trattamento ai capelli, sparano a zero sulle modelle, sulle amanti, sulla famiglia, su tutto. In un climax che sempre sul filo del comico cresce, rivelano segreti indicibili.
Nel rassicurante spazio di un salone da parrucchiere, le due simpatiche donne, in attesa che gli si fissi il trattamento ai capelli, sparano a zero sulle modelle, sulle amanti, sulla famiglia, su tutto. In un climax che sempre sul filo del comico cresce, rivelano segreti indicibili.
con
Rossana Veracierta & Monica Mariotti
Rossana Veracierta & Monica Mariotti
Teatro Tordinona
via degli Acquasparta, 16 (zona Piazza Navona) Roma
22 - 23 - 24 Aprile 2008
ore 20:45
biglietto € 8
via degli Acquasparta, 16 (zona Piazza Navona) Roma
22 - 23 - 24 Aprile 2008
ore 20:45
biglietto € 8
Etichette:
Teatro
Dagherrotipi di una contemporaneità antica
Quello che non si vede sui depliant si dipinge sul nitrato d’argento, risveglia la carta, ammalia l’ occhio, come se fosse un ricordo di un tempo lontano, qualcosa e qualcuno di dimenticato, affiora, con la vitalità guizzante dell’ esistenza pura, come un’ infanzia del mondo, come se un ingenuo eppure raffinatissimo occhio avesse catturato il presente di un altro mondo, nascosto, dimenticato o forse più semplicemente trascurato dai tour patinati; e di questo mondo riscopre il guizzo vitale, lo imprime con forza e leggerezza insieme, appaiono vitalissime presenze sugli sfondi sfumati eppure in movimento, quasi che la camera registrasse la rotazione terrestre.
Sembra di riconoscere qualcuno, qualcosa, in quest’ alterità. Una purezza in noi perduta, forse. La nostalgia del tempo naturale, ormai inesistente nelle nostre città. Affiorano sensazioni non esotiche, ma di memoria, come se fossimo di fronte al ricordo di qualcosa o qualcuno che abbiamo conosciuto, in altro tempo ed altre vite, sensazioni che danno nostalgia di sé stessi, parafrasando Montale, di ciò che non siamo, ciò che più non sogniamo.
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti:
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Questi versi di Montale, dopo la mia perifrasi, dispiegano il senso profondo delle fotografie di Totò Bongiorno. Sembra che ogni persona ritratta, dal sollevatore di pesi, al tuffatore, dal ragazzino che gioca a far ruotare lo pneumatico al bebè in meravigliosa, perfetta posa nella sua stanza povera eppure ricchissima di dettagli, sembra persino che ogni cosa, ogni oggetto ci dica appunto: “Non chiederci la parola”, qui è superflua, definire non serve, coglici nel nostro manifestarci assoluto della nostra particolarissima individualità che si dispiega fin oltre le soglie della razionalità corrente e massificante, afferra e lascia che si espanda dentro ai tuoi occhi, dentro tutto il tuo essere percipiente, la radiante affermazione dell’ esistere di per sé, povero eppure lussureggiante, nascosto eppure evidente, dimesso eppure felice. Malinconia e sorriso, gioia dell’ incontro, abbandono sensuale alla poesia dell’ esserci, comunque e al di là di tutto ciò che noi, ogni giorno, non siamo più capaci di vedere. E infine, paiono chiedermi, mentre le guardo: “Noi siamo. E tu?”
Sembra di riconoscere qualcuno, qualcosa, in quest’ alterità. Una purezza in noi perduta, forse. La nostalgia del tempo naturale, ormai inesistente nelle nostre città. Affiorano sensazioni non esotiche, ma di memoria, come se fossimo di fronte al ricordo di qualcosa o qualcuno che abbiamo conosciuto, in altro tempo ed altre vite, sensazioni che danno nostalgia di sé stessi, parafrasando Montale, di ciò che non siamo, ciò che più non sogniamo.
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti:
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Questi versi di Montale, dopo la mia perifrasi, dispiegano il senso profondo delle fotografie di Totò Bongiorno. Sembra che ogni persona ritratta, dal sollevatore di pesi, al tuffatore, dal ragazzino che gioca a far ruotare lo pneumatico al bebè in meravigliosa, perfetta posa nella sua stanza povera eppure ricchissima di dettagli, sembra persino che ogni cosa, ogni oggetto ci dica appunto: “Non chiederci la parola”, qui è superflua, definire non serve, coglici nel nostro manifestarci assoluto della nostra particolarissima individualità che si dispiega fin oltre le soglie della razionalità corrente e massificante, afferra e lascia che si espanda dentro ai tuoi occhi, dentro tutto il tuo essere percipiente, la radiante affermazione dell’ esistere di per sé, povero eppure lussureggiante, nascosto eppure evidente, dimesso eppure felice. Malinconia e sorriso, gioia dell’ incontro, abbandono sensuale alla poesia dell’ esserci, comunque e al di là di tutto ciò che noi, ogni giorno, non siamo più capaci di vedere. E infine, paiono chiedermi, mentre le guardo: “Noi siamo. E tu?”
Francesco Randazzo
Mostra fotografica
Titolo:
L'isola meravigliosa
Autori:
Totò Bongiorno
Curatore:
G. Mirisola
Luogo:
Galleria 43
Via Goethe, 43
Palermo
Periodo:
19 aprile - 2 maggio 2008
inaugurazione sabato 19 aprile ore 18
Orario:
lunedi - sabato 10-13/15-20
Vedi le foto
Etichette:
Fotografia
Imparare l’arte del raccontare
Sabato 19 aprile, presso la biblioteca comunale di Ostellato, ultima lezione del corso di scrittura creativa tenuta da Stas’ Gawronski
L’essere umano, consapevolmente o meno, vive di storie. Ogni giorno ognuno di noi ascolta i racconti delle persone e narra, a sua volta, le proprie esperienze quotidiane, gli avvenimenti, le esperienze e le emozioni. Per dare una forma a queste spontanee narrazioni è nata ad Ostellato - ed è attiva ormai da tre anni - la scuola di scrittura creativa “Foglio bianco” che propone una serie di incontri e lezioni da novembre ad aprile. In occasione del festival di letteratura “Sotto il sole dei sensi” l’autore e scrittore Stas’ Gawronski terrà, sabato 19 aprile (9-12), la lezione conclusiva di questa edizione dei corsi. Non si tratta di un semplice corso di scrittura, ma di una scuola strutturata attraverso la quale gli aspiranti scrittori hanno potuto allenarsi nell’arte dello scrivere, una vera e propria disciplina che unisce il talento naturale alla pratica. Un vero e proprio percorso di ascolto, riflessione, lettura, analisi dei testi e creatività, guidata dagli insegnanti che si sono susseguiti negli ultimi mesi, come il giornalista e scrittore Davide Bregola, il fotoreporter Mario Rebeschini, il giornalista di Report, Bernardo Jovine e, appunto, Stas’ Gawronsky. Un personaggio d’eccezione quindi per l’ultimo appuntamento della scuola di scrittura “Foglio Bianco”, autore conduttore di CultBook, la trasmissione televisiva di Rai Educational dedicata ai libri, giunta nel 2007 alla terza edizione. Alla Rai Stas’ Gawronski si occupa inoltre del coordinamento editoriale di RaiLibro, il magazine on-line di informazione, approfondimento e critica letteraria di Rai Educational. Dal febbraio del 2007 è stato incaricato della direzione culturale di Firenze Città dei Lettori, l'insieme di iniziative destinate alla promozione della lettura sul territorio del Comune di Firenze tra cui il I° Festival dei Lettori di Firenze. Nel tempo libero si dedica innanzitutto all'animazione delle attività dell'associazione culturale Bombacarta a Roma (BombaCarta è anche una Federazione nazionale di associazioni). A Roma Gawronsky ha animato laboratori di scrittura creativa presso il Centro Studi Americani, la Casa delle Letterature, e da cinque anni tiene un corso di scrittura creativa presso l'università privata LUMSA a Roma. Appuntamento dunque alla scuola per scrittori di Ostellato perché artisti si può nascere ma anche diventare, con tecnica, esperienza e moltissima sensibilità.
Ufficio stampa:
Erika Angelini
Mediatel Ufficio Stampa
0532-795338 - 3389927126
Mail : erika.angelini@mediatelsrl.com
Segreteria organizzativa:
Marina Zappi - Biblioteca Comunale - Tel 0533 680379 - Dal Lunedì al Giovedì ore 8-12,30 / 14 –18. Venerdì e Sabato 9-12
biblioteca@comune.ostellato.fe.it - www.comune.ostellato.fe.it
L’essere umano, consapevolmente o meno, vive di storie. Ogni giorno ognuno di noi ascolta i racconti delle persone e narra, a sua volta, le proprie esperienze quotidiane, gli avvenimenti, le esperienze e le emozioni. Per dare una forma a queste spontanee narrazioni è nata ad Ostellato - ed è attiva ormai da tre anni - la scuola di scrittura creativa “Foglio bianco” che propone una serie di incontri e lezioni da novembre ad aprile. In occasione del festival di letteratura “Sotto il sole dei sensi” l’autore e scrittore Stas’ Gawronski terrà, sabato 19 aprile (9-12), la lezione conclusiva di questa edizione dei corsi. Non si tratta di un semplice corso di scrittura, ma di una scuola strutturata attraverso la quale gli aspiranti scrittori hanno potuto allenarsi nell’arte dello scrivere, una vera e propria disciplina che unisce il talento naturale alla pratica. Un vero e proprio percorso di ascolto, riflessione, lettura, analisi dei testi e creatività, guidata dagli insegnanti che si sono susseguiti negli ultimi mesi, come il giornalista e scrittore Davide Bregola, il fotoreporter Mario Rebeschini, il giornalista di Report, Bernardo Jovine e, appunto, Stas’ Gawronsky. Un personaggio d’eccezione quindi per l’ultimo appuntamento della scuola di scrittura “Foglio Bianco”, autore conduttore di CultBook, la trasmissione televisiva di Rai Educational dedicata ai libri, giunta nel 2007 alla terza edizione. Alla Rai Stas’ Gawronski si occupa inoltre del coordinamento editoriale di RaiLibro, il magazine on-line di informazione, approfondimento e critica letteraria di Rai Educational. Dal febbraio del 2007 è stato incaricato della direzione culturale di Firenze Città dei Lettori, l'insieme di iniziative destinate alla promozione della lettura sul territorio del Comune di Firenze tra cui il I° Festival dei Lettori di Firenze. Nel tempo libero si dedica innanzitutto all'animazione delle attività dell'associazione culturale Bombacarta a Roma (BombaCarta è anche una Federazione nazionale di associazioni). A Roma Gawronsky ha animato laboratori di scrittura creativa presso il Centro Studi Americani, la Casa delle Letterature, e da cinque anni tiene un corso di scrittura creativa presso l'università privata LUMSA a Roma. Appuntamento dunque alla scuola per scrittori di Ostellato perché artisti si può nascere ma anche diventare, con tecnica, esperienza e moltissima sensibilità.
Ufficio stampa:
Erika Angelini
Mediatel Ufficio Stampa
0532-795338 - 3389927126
Mail : erika.angelini@mediatelsrl.com
Segreteria organizzativa:
Marina Zappi - Biblioteca Comunale - Tel 0533 680379 - Dal Lunedì al Giovedì ore 8-12,30 / 14 –18. Venerdì e Sabato 9-12
biblioteca@comune.ostellato.fe.it - www.comune.ostellato.fe.it
Etichette:
Segnalazioni
martedì 15 aprile 2008
La testa del negro
« LA TESTA DEL NEGRO » DI DANIEL PICOULY
Nata come fumetto di successo, esce ora in versione raccontata La testa del negro di Daniel Picouly, opera in cui si narrano le avventure strampalate della coppia Ed Becchino e Cassamortaro Jones nella Parigi post rivoluzionaria della fine del XVIII secolo. Il racconto, tradotto da Giampaolo Vincenzi, fa parte della collana « Racconti d’autore » pubblicata dalla coraggiosa cada editrice Giulio Perrone Editore di Roma.
Senza addentrarci nell’indagine all’interno dei percorsi mentali battuti dal traduttore fino alla scelta del titolo (a tale scopo si rimanda all’"Intovinello di Verona" scoperto dallo Schiapparelli nel 1924), è opportuno innanzitutto affermare che La testa del negro è un racconto gradevole proprio per l’alto contenuto di assurdità e giochi linguistici, per il “plot” avvolgente e ordinato da un’estenuante caoticità, per i perfetti tempi di intervento e di inserimento dei personaggi che concorrono alla costruzione di un tessuto narrativo arabescato e dalle mille sfumature.
Sarebbe troppo comodo soffermarsi sui vorticosi ritmi che sostengono tutto il racconto e quindi chi scrive preferisce spendere qualche riga su un tema che ricorre nell’opera e da sempre è stato soggetto di interesse in ambito di critica e analisi letteraria: la descrizione della città, in questo caso la Parigi ai tempi della rivoluzione francese. Aldilà della genialità di Picouly nell’inserire i protagonisti all’interno di luoghi che rimandano ad altri siti (il quartiere di Haarlem) e di denominazioni che ricordano altre organizzazioni toponomastiche, decisamente più moderne (l’indicazione delle vie decisamente più newyorkese che parigina), quello che colpisce è l’immagine di una città che apre le sue ferite agli occhi dell’osservatore. Parigi non è la New York caotica e sfuggente descritta da Edgar Allan Poe in The man of the crowd, né la Londra che oscura i buoni sentimenti di molte opere di Charles Dickens. Non è nemmeno la stessa Parigi che Eugene Sue presenta con le sue tinte cupe nei suoi Mystères de Paris o quella che Victor Hugo descrive in Notre Dame de Paris, carica forse della stessa attività umana ma dai toni decisamente più tragici. La Parigi descritta in La testa del negro è decisamente una città dilaniata dalle tragedie e ridotta ad un degrado architettonico ed umano a livelli estremi. Tuttavia, forse per esorcizzare questo concentrato di malessere, Daniel Picouly rende la Parigi di Cassamortaro Jones e di Ed Becchino un elemento quasi organicamente partecipe di tutti i mali che avvengono sulla sua superfice. L’ironia delle descrizioni costituisce un elemento di fondamentale importanza per permettere alla città di mostrare senza remore e pudori le sue piaghe, spalancandole letteralmente davanti al lettore/osservatore. Questi non ha bisogno di cercare chiavi nascoste per decodificare i suoi significati più reconditi o svelare i suoi misteri ancestrali. I segreti infatti si possono cogliere solo seguendo i protagonisti nella loro solo apparentemente bizzarra avventura. Per farlo però bisogna adeguarsi ai ritmi forsennati delle loro corse sfrenate. Senza un attimo di tregua il tessuto narrativo che racchiude la storia si dipana infatti a ritmi vertiginosi, rivelando luoghi e situazioni tragiche, un universo a tinte forti con accennate influenze grandguignolesche.
Già noto in Italia per molti suoi romanzi pubblicati da diverse case editrici, con La testa del negro Daniel Picouly offre un riuscito esempio di prosa del paradosso dove l’invito al lettore a spalancare gli occhi di fronte alle tragedie umane è tuttaltro che sussurrato.
Cristiano Felice
Nata come fumetto di successo, esce ora in versione raccontata La testa del negro di Daniel Picouly, opera in cui si narrano le avventure strampalate della coppia Ed Becchino e Cassamortaro Jones nella Parigi post rivoluzionaria della fine del XVIII secolo. Il racconto, tradotto da Giampaolo Vincenzi, fa parte della collana « Racconti d’autore » pubblicata dalla coraggiosa cada editrice Giulio Perrone Editore di Roma.
Senza addentrarci nell’indagine all’interno dei percorsi mentali battuti dal traduttore fino alla scelta del titolo (a tale scopo si rimanda all’"Intovinello di Verona" scoperto dallo Schiapparelli nel 1924), è opportuno innanzitutto affermare che La testa del negro è un racconto gradevole proprio per l’alto contenuto di assurdità e giochi linguistici, per il “plot” avvolgente e ordinato da un’estenuante caoticità, per i perfetti tempi di intervento e di inserimento dei personaggi che concorrono alla costruzione di un tessuto narrativo arabescato e dalle mille sfumature.
Sarebbe troppo comodo soffermarsi sui vorticosi ritmi che sostengono tutto il racconto e quindi chi scrive preferisce spendere qualche riga su un tema che ricorre nell’opera e da sempre è stato soggetto di interesse in ambito di critica e analisi letteraria: la descrizione della città, in questo caso la Parigi ai tempi della rivoluzione francese. Aldilà della genialità di Picouly nell’inserire i protagonisti all’interno di luoghi che rimandano ad altri siti (il quartiere di Haarlem) e di denominazioni che ricordano altre organizzazioni toponomastiche, decisamente più moderne (l’indicazione delle vie decisamente più newyorkese che parigina), quello che colpisce è l’immagine di una città che apre le sue ferite agli occhi dell’osservatore. Parigi non è la New York caotica e sfuggente descritta da Edgar Allan Poe in The man of the crowd, né la Londra che oscura i buoni sentimenti di molte opere di Charles Dickens. Non è nemmeno la stessa Parigi che Eugene Sue presenta con le sue tinte cupe nei suoi Mystères de Paris o quella che Victor Hugo descrive in Notre Dame de Paris, carica forse della stessa attività umana ma dai toni decisamente più tragici. La Parigi descritta in La testa del negro è decisamente una città dilaniata dalle tragedie e ridotta ad un degrado architettonico ed umano a livelli estremi. Tuttavia, forse per esorcizzare questo concentrato di malessere, Daniel Picouly rende la Parigi di Cassamortaro Jones e di Ed Becchino un elemento quasi organicamente partecipe di tutti i mali che avvengono sulla sua superfice. L’ironia delle descrizioni costituisce un elemento di fondamentale importanza per permettere alla città di mostrare senza remore e pudori le sue piaghe, spalancandole letteralmente davanti al lettore/osservatore. Questi non ha bisogno di cercare chiavi nascoste per decodificare i suoi significati più reconditi o svelare i suoi misteri ancestrali. I segreti infatti si possono cogliere solo seguendo i protagonisti nella loro solo apparentemente bizzarra avventura. Per farlo però bisogna adeguarsi ai ritmi forsennati delle loro corse sfrenate. Senza un attimo di tregua il tessuto narrativo che racchiude la storia si dipana infatti a ritmi vertiginosi, rivelando luoghi e situazioni tragiche, un universo a tinte forti con accennate influenze grandguignolesche.
Già noto in Italia per molti suoi romanzi pubblicati da diverse case editrici, con La testa del negro Daniel Picouly offre un riuscito esempio di prosa del paradosso dove l’invito al lettore a spalancare gli occhi di fronte alle tragedie umane è tuttaltro che sussurrato.
Cristiano Felice
Etichette:
Libri
lunedì 14 aprile 2008
Io ci penso
Le fa un po' male la mano. Due anni fa. Un po' di male che vuoi che sia uno pensa. Lo pensa anche lei. Ma è fastidioso e forse è meglio farsi vedere da un medico. La mattina va a scuola, dai suoi bambini che l'aspettano per imparare a leggere e scrivere, fa la maestra e quella è la sua vita. Semplice in apparenza, con la complicazione e la difficoltà dei compiti che diamo per scontati, invece. Una vita semplice è la cosa più difficile da raggiungere, una vita serena un sogno piccolo ma immenso. Fa male un po' la mano, e che sarà? Boh, un po' d'artrosi, un po' precoce, boh.
Diagnosi sbagliate, tanto per dir cazzate con crudeltà. Poi quella giusta. Parkinson. Sembra il nome d'un esploratore d'altri tempi, un amico di Livingstone, che so. E invece no. Non è un'avventura. É un taglio di coltello. Che lentamente incide.
Sulla lavagna
scivola un gessetto
senza presa
Lei si chiede perché
non sa tenerlo
La vita
può abbracciarla ancora
una matita no
non può più stringerla
Che cosa stupida
ma è terribile
se è solo l'inizio
Le trema il cuore
e sa che tutto
tremerà al di fuori
Tutto sarà
fuori controllo
finché tutto
si fermerà
È solo il tempo
che la corrode
eppure
solo il tempo
potrà salvarla
Il tempo
un giorno un anno un attimo
per scoprire
come
fermare questo male
continuando a vivere
C'è un fuoco che brucia
e un fuoco che rigenera
fra le dita e le labbra
fra il respiro e l'ansia
fra il tocco e la piuma
un soffio colora
e una scintilla illumina sperando
Io ci penso a questa donna che seppure lontana e distante dalla mia vita, mi è cara e vicina come se vivessi con lei, ci penso e non mi spiego, non c'è ragione né per lei né per altri come lei. Ma non serve chiederselo. Non è questo il punto. Che io non creda in Dio e lei invece sì, non cambia nulla.
Se penso alla velocità in cui in un anno s'elaborano nuovi software, nuovi hardware, tecnologie per consumare sempre più veloci e quanti soldi s'investono per incrementate consumi compulsivi, mi chiedo perché prima che un essere umano si consumi non si possa trovare il tempo e il denaro per la Cura. Non cito Heidegger, qui non m'interessa.
Ma procuro di realizzare Das Ereignis (l'evento), senza troppa filosofia però, una cosa spicciola e piccola, provo a versare una goccia che possa traboccare e farsi mare e lavi il male dal corpo e dall'anima, anche miei.
___________________________________
La Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson sta realizzando alcune scoperte che potrebbero dare una svolta all cura di questo terribile male. Sosteniamola.
Leggi qui un articolo sui risultati finora raggiunti.
Clicca qui per andare al sito della Fondazione e leggere le istruzioni per la donazione in dichiarazione dei redditi.
Ricordo che la donazione non è un aggravio alla nostra dichiarazione dei redditi, ma soltanto la scelta di una destinazione precisa di una percentuale delle nostre tasse (che comunque viene trattenuta).
Leggi qui un articolo sui risultati finora raggiunti.
Clicca qui per andare al sito della Fondazione e leggere le istruzioni per la donazione in dichiarazione dei redditi.
Ricordo che la donazione non è un aggravio alla nostra dichiarazione dei redditi, ma soltanto la scelta di una destinazione precisa di una percentuale delle nostre tasse (che comunque viene trattenuta).
Etichette:
OT
giovedì 10 aprile 2008
"Didone errante" al Teatro Due di Roma, dall'1 al 20 aprile
Teatro Due Roma
Sala Aldo Nicolaj
Vicolo dei Due Macelli 37
(metro Spagna o Barberini)
tel. 06 6788259
1- 20 aprile 2008
Didone errante
un monologo di
Francesco Randazzo
liberamente tratto dal libro IV dell'Eneide di Virgilio e da Heroides di Ovidio
interpretato da
Giorgina Cantalini
a cura di
Ente Teatro Cronaca
in collaborazione con
Ostinati Officina Teatro
International Acting Society
costume di Dora Argento
musiche a cura e di Calogero Giallanza
movimenti coreografici di Giovanna Summo
luci Aulo Cerasomma
direttore di scena Monica Mariotti
amministratore Lino Adaggio
ideazione scenica e regia
Francesco Randazzo
Teatro Due Roma
Sala Aldo Nicolaj
Vicolo dei Due Macelli 37
(metro Spagna o Barberini)
tel. 06 6788259
Orario rappresentazioni:
dal Martedi al Sabato, ore 21:00
Domenica, ore 17:30
ufficio stampa
Susana Palomar
347.8683137
prenotazioni gruppi e scuole:
actingsociety@fastwebnet.it
065880406 333.1522372
Consigliata la prenotazione
al numero del Teatro Due:
06 6788259
Didone, un personaggio che attraversa la Storia e il Mito, giungendo fino a noi, in una reviviscenza che trasfonde la sua esperienza dal territorio dellla classicità a quello contemporaneo, rinsanguando e riportando a noi come vive e presenti le vicende, l’anima e il corpo di un personaggio che ancor oggi può essere di straordinario impatto visivo ed emotivo, nel nostro tempo, per la nostra umanità, per rendere al nostro presente la forza e la vitalità del mito, del linguaggio e di tematiche universali, fervide e fertili. Didone ritorna fra noi. La sua voce e la sua presenza ci rendono l’accadere infinito di questa donna, in fuga da millenni, la sua lotta contro il destino, l’appassionante catarsi della sua scelta finale, estremo atto di liberazione.
Didone appare dal tempo mitico nel nostro, vestita d'un abito da sposa abbandonata prima delle nozze, scava tra rifiuti, adopera oggetti di scarto e li ingloba nella sua storia, ascolta o dialoga con suoni e musiche etniche o rock, classiche o minimaliste, si muove come un'eroina, una bambina, una selvaggia, danza e si esalta come in discoteca, striscia come una vittima o incede come una regina, piange come una donna di oggi e s'infuria come un'erinni femminista. Si dissolve nell'ineluttabilità del proprio destino. Ma pur nella sconfitta dimostra la superiorità del femminile rispetto alle viltà e agli opportunismi maschili.
E dunque, rendere la sua tragicità epica vivente e attiva attraverso il tessuto contemporaneo è stata la ragione prima di questo nostro allestimento.
Francesco Randazzo
Altre info, foto e rassegna stampa: qui e qui .
Stampando il talloncino qui sotto
e presentandolo al botteghino
è valido per due biglietti ridotti
Etichette:
Teatro
sabato 5 aprile 2008
Mr Dick al Tumas Book Bar
PROGETTO ARCENCIEL
a cura di Regina Franceschini Mutini e Ivana Conte
TUMA'S BOOK THEATRE
PERFORMING WORDS
a cura di Francesco Randazzo
LUNEDI 7 APRILE 2008 – ore 21,30
Mr Dick sexy bus journey
DIARIO ONIRICO EROTICO di Mr. DICK, sessuomane:
deliramenti, pensamenti e sognamenti,
in versetti e versacci
trascritti in bus tram o metro,
a matita umida su moleskine,
durante il suo viaggio
all’interno della rete Atac e Cotral di Roma,
compresa la Fascia Blu negli orari proibiti
nella primavera-estate di un anno qualunque
skribakkiato e blaterato da
Francesco Randazzo
skoncertato koncertante
Calogero Giallanza
kanzonettista
Annalisa Paolucci
Il viaggio di un fantomatico signore inglese, con la fissazione tutta mentale del sesso, attraverso Roma, prendendo autobus, tram e metropolitana, incontrando donne di tutti i tipi, che gli suscitano fantasie erotiche e comiche tirate in una lingua di onomatopee e suoni esilaranti.
Un comico poemetto sonoro di grande impatto, raffinato ma senza pudori, folle, diretto, leggero, arguto, ritmato da versi assurdamente musicali, boccacceschi virtuosismi sonori.
INGRESSO LIBERO
aperitivo dalle 19,30
spettacolo ore 21,30
consumazione € 8
TUMA’S
Via dei Sabelli,17 Roma
Tel. 06 44704059
Iscriviti a:
Post (Atom)