romanzo di Maribella Piana
Armando Curcio Editore
2020
Ogni vita è segnata da un destino, lo sappiamo da millenni che il Fato è persino superiore agli Dei, agisce per vie imperscrutabili e impossibili da evitare. Ma è più forte l’illusione di potenza della nostra volontà, la pervicace ostinazione di alcuni che pretendono di ribaltare l’esito della propria esistenza, compiendo atti di sublime e scellerata disubbidienza, dipende dai punti di vista. I più si adattano, non ci pensano nemmeno, seguono il solco già tracciato, attraversano la vita come un treno che scorre sui binari già tracciati, serenamente o stolidamente, dipende dai punti di vista.
Molte storie sono state scritte e ci raccontano ancora questa consapevolezza vissuta come contrasto e lotta, come hybris inevitabile, sconcertante, anche se illusoria: Edipo, Medea, Lady Macbeth, Amleto, Madame Bovary, I fratelli Karamazov, L’idiota, I Malavoglia, Il Gattopardo, per citarne alcuni non a caso. La letteratura si plasma continuamente in grandi narrazioni che ci avvincono, rendendoci partecipi e per immedesimazione protagonisti di questa eterna lotta degli esseri umani contro il destino.
Così adesso, ci cattura e coinvolge l’ultimo romanzo di Maribella Piana, dall’inquietante titolo “La malaeredità”, che già prelude a vite e destini segnati da una sorta di tragico fato familiare. La piccola e inquieta protagonista, giovane nobildonna data in sposa per interesse e senza amore a un nobilotto insignificante e disinteressato per educazione e consuetudine al sentimento, sembra predestinata ad una vita segnata, privilegiata per censo e status sociale, ma già scritta nel grigio libro delle esistenze accondiscendenti a norme e regole condivise e protette, perché l’ordine civile resti quel che è, con l’illusione che sia per sempre e sia perfettamente compiuto. Ignara di quasi tutto, del mondo, della società, della vita, della storia, quasi inconsapevolmente, Concettina, tenta disperatamente di vivere una vita degna d’essere vissuta, come molte eroine romantiche cerca e brama l’amore, vibra e palpita per qualcosa che è, anche per lei, soprattutto l’empito romanzesco dei libri che legge, il turbamento pericoloso che nel suo corpo vibra. In un epoca, quella della fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, in una Sicilia gattopardesca, dominata da regole di cattolicissima ipocrisia e forgiata in un maschilismo quasi onnipotente, questa giovane eroina muove la sua personale guerra contro ogni consuetudine e condiscendenza, ama per scelta, tradisce, fugge, rompe ogni legame con quel mondo dorato e protetto di cui faceva parte e, persino perdendo l’affetto e la vicinanza dei figli legittimi, precipita in un’oscurità insidiosa che le darà sì l’amore tanto voluto, ma anche la cancellerà, come un errore da dimenticare, da tutta quella società imbalsamata e intrecciata di connivenze, le cui regole ha osato infrangere. L’amante, non sarà poi molto diverso dal marito, perché mai abbandonerà la moglie cui per convenienza è legato. Concettina vivrà in una sorta di limbo, nell’illusione di un amore che la anima, ma che la relega ai margini, madre di figli illegittimi che sono quasi ombre di colpa e madre di figli che la rinnegano pur sentendo un inevitabile afflato filiale, che sentono tradito e si distaccano, tra nostalgie e risentimento. Tutti porteranno con sé, nella loro esistenza, i segni di quella “malaeredità” della madre che sfidando il destino, ne rafforzerà e amplierà gli effetti per sé e per la sua discendenza. Fino all’oblio, che il tempo e la cancellazione segnarono. Maribella Piana, che della protagonista è una discendente, compie in quest’opera, la sua più matura e profonda, una “queste” che è sia un risarcimento a questa straordinaria donna che fu la sua bisavola, ma anche e soprattutto una coinvolgente narrazione letteraria di vite e destini perduti, grazie a questo romanzo, non inutilmente. Lo specchio della letteratura riflette con commovente forza e struggente nostalgia, lo straordinario affresco della vita di una giovane che osò sfidare il mondo, il destino già scritto, e vinse e perse al medesimo tempo.
Francesco Randazzo
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