La valigia è aperta. Vuota e spalancata come una bocca che promette miracoli. Waz la guarda. Apre la bocca, la spalanca, tentando d'imitare l'espressione ottusa della valigia. Mette i piedi nel vano rigido, si siede, si acciambella lì dentro e con qualche difficoltà la chiude. Dall'interno riesce a fare scattare la chiusura. Si addormenta. Sogna di vivere su un tapis roulant, in un aeroporto internazionale. Gira sul nastro, senza che nessuno si accorga, come un bagaglio perduto. Dieci, cento, mille giri, mentre intorno si susseguono altre valigie e i viaggiatori le prendono, le caricano su carrelli stracolmi, vanno via. Waz, nella sua valigia, non vede nulla, ma sente il rollare leggero del nastro, il suono intermittente della spia che avvisa i viaggiatori, i tonfi dei bagagli che salgono dal fondo del magazzino e poi cadono sulla grande ellisse in movimento. Waz finge di essere felice, ma in realtà lì dentro non sta molto comodo e deve respirare piano perché non c'è molta aria. Quattordici giorni dopo, quando il cellulare squilla, Waz si sveglia di soprassalto e sussulta bruscamente, facendo riaprire la valigia. Risponde. Pronto? Sì, sono io. Sì, sì, proprio io. Tutto bene il viaggio, sì. Sono arrivato adesso. Sto al controllo bagagli, sì, va bene, domani ti chiamo. Sì, è stato un bel viaggio, sì, è durato poco purtroppo. Ma ho pensato molto, sai? A che? A niente in particolare e a tutto in generale. Sai come sono le vacanze, fai come ti pare, ti concentri sul culo delle turiste e salti su a pensare che se tutto al mondo era tondo a quel modo il suo teorema Pitagora col cazzo che lo formulava e poi ti ricordi che alle scuole medie il triangolo isoscele ti stava antipatico ma verso i sedici anni sognavi solo triangoli equilateri mentre studiavi l'antimateria e i buchi neri tanto per fare qualcosa che non stava nei programmi di studio ministeriali, nel frattempo la sabbia ti entra pure nelle orecchie, ti gratti e raschiandoti fino al timpano realizzi l'incontrovertibile verità che la musica dodecafonica è inascoltabile e che la sordità di Beethoven era un presagio del futuro assordante Novecento. Ma poi ti fai un bagno e te ne fotti, ché tanto ormai siamo nel XXI secolo. Esci dall'acqua e con un brivido realizzi che non vedrai il XXII. Per fortuna però le ferie sono finite e puoi tornare a lavorare, così non pensi più a tutte 'ste cazzate e torni ad essere normale. Vabbè, ci vediamo domani, dopo il lavoro. Ci beviamo una birra e ruttiamo come bestie. Ciao.
Waz butta il cellulare sopra il letto. Da un calcio alla valigia. Si butta sul letto anche lui.
Abbraccia il cuscino e gli sussurra: Meno male che non parto mai. Mentire è più divertente, quando torno. Agosto è il mese più cretino dell'anno.
Waz butta il cellulare sopra il letto. Da un calcio alla valigia. Si butta sul letto anche lui.
Abbraccia il cuscino e gli sussurra: Meno male che non parto mai. Mentire è più divertente, quando torno. Agosto è il mese più cretino dell'anno.
©francescorandazzo - 2008
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