Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.

(Peter Høeg)

sabato 26 gennaio 2008

LA SIGNORA IN VERDE di Arnaldur Indridason






C’è del marcio anche in Islanda ? Parafrasando Shakespeare e penetrando attraverso la lettura nelle cupe atmosfere del bellissimo romanzo di Arnaldur Indridason, La signora in verde, pubblicato da Guanda, sembrerebbe di sì.
Proprio la bellezza della letteratura conduce infatti a scoperte impensabili : la bellissima terra del fuoco e del ghiaccio, rifugio di un’atavica tranquillità, ospita anch’essa il germe della violenza.
La signora in verde è un bellissimo giallo, costruito con arte e genialità, avvincente fino all’ultima pagina per la sua prosa fluida e diretta, ben resa grazie anche all’ottima traduzione di Silvia Cosimini.
Arnaldur Indridason era già noto in Italia per l’altro suo romanzo, Sotto la città, anch’esso edito da Guanda. Anche qui il protagonista tormentato era stato il commissario Erlendur. La signora in verde ripresenta questo bellissimo personaggio, questa volta alle prese con il ritrovamento di alcune ossa umane da parte di alcuni ragazzini alla periferia estrema di Reykjavik. A Erlendur il compito di dare un nome e un volto a quei resti. Lo accompagnano i suoi due inseparabili colleghi : Elindor, una donna dalle caratteristiche solo apparentemente anonime ma in realtà costruita con una grande tenerezza che riesce a manifestarsi grazie all’ostinata determinazione. Insieme a quest’ultima marcia sicuro Sigurdur Oli, un uomo sulla trentina che bilancia con la risolutezza nell’ambiente di lavoro i dubbi che tormentano di continuo la sua vita privata.
Il tessuto narrativo di questo romanzo è costruito ad arte e le indagini sull’identificazione delle ossa costituiscono il punto centrale di una ragnatela che fa viaggiare il lettore attraverso altre storie e altri tempi.
Grazie a questa struttura l’immagine di un’Islanda sorprendentemente cupa si spalanca e prende il sopravvento attraverso la bellessima prosa di Indridason.
La vita privata di Erlendur e dei suoi colleghi trova uno sbocco ed una spiegazione solo nel passato, a dimostrazione di quanto il raffiorare di eventi trascorsi attraverso il ricordo sia fondamentale per la comprensione dell’umana esistenza.
Così l’Islanda di oggi rivela i suoi segreti e ci conduce lontano, presentando gli stessi luoghi teatro delle odierne vicende condizionati da un passato crudele, violento e impietoso.
Il finale, aldilà della risoluzione degli enigmi, vuole esprimere proprio il concetto dell’impossibilità di sfuggire al passato. Di fronte a questa tragica constatazione Arnaldur Indridason offre però la migliore delle soluzioni. Bisogna raccogliere la sfida e affrontare l’incedere del tempo. La consapevolezza e la determinazione a vincere contro quello che si è stati costituisce l’elemento più importante per l’acquisizione definitiva della forza necessaria alla crescita della propria umanità.

Cristiano Felice

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