Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.

(Peter Høeg)

venerdì 2 settembre 2022

Miriam Vera La Sala su "La nave di Teseo di V. M. Straka"

 

J. J. Abrams, Doug Dorst

La nave di Teseo di V. M. Straka

Milano, Rizzoli Lizard, 2014

 


     Ci sono libri pesanti, difficili da leggere, libri che invece chiamano alla lettura e poi ci sono i libri di Straka, che inducono il lettore a porsi un numero infinito di interrogativi, tra i quali a spiccare è uno in particolare: chi si nasconde dietro il nome di V. M. Straka?

     È questa la domanda che ha guidato Eric per anni, condizionando una parte importante della sua vita e portandolo a fare scelte sbagliate e a volte persino pericolose. È questa la domanda che si pone Jen, una laureanda all’ultima fase del suo percorso, che ha perso l'interesse in ogni cosa, fuorché in questo nuovo, affascinante mistero. Prima che lei trovasse il libro, dimenticato su uno scaffale della biblioteca del campus, e iniziasse a scriverci sopra, non aveva la minima idea né di chi fosse Eric né di cosa ci fosse dietro l'enorme e complesso mistero della S. Un mistero che avvicina i due ragazzi, i quali avviano così una fitta corrispondenza ai margini del libro, ma anche delle loro vite.

     La nave di Teseo non consente una lettura semplice o veloce: la molteplicità di trame, la novità di un libro che non parla solo di sé e la difficile collocazione spazio-temporale della conversazione ai margini di Jen ed Eric non aiutano il lettore a orientarsi nello strano mondo di Straka, fatto di allegorie e misteri. Ciononostante, non si può negare la bellezza di una lettura tanto innovativa da sembrare quasi surreale, di una storia che sa coinvolgere e avvincere il lettore. Un lettore che non ha scampo: deve arrivare fino alla fine, poco importa se poi continuerà a porsi domande alle quali è incapace di rispondere.

     Questa narrazione sperimentale intreccia in maniera del tutto originale tre differenti sottotrame, abilmente tessute dal minuzioso lavoro di J. J. Abrams e Doug Dorst. La trama principale, quella che dà il nome allintero volume, è La nave di Teseo, ventesimo e ultimo libro di V. M. Straka, un autore il cui nome è circondato da qualcosa che definire alone di mistero” è più che riduttivo. Il romanzo, in unatmosfera quasi sfocata, a tratti onirica, narra apparentemente del viaggio di S., il protagonista, percorrendone i punti fondamentali, tra i quali spicca in particolar modo quello che emerge sempre più come amore per Sola, motore dellintero viaggio. Saranno poi i due ragazzi a smascherare, nella seconda sottotrama, il vero intento del libro, rivelando le sue molteplici allegorie. La storia, infatti, secondo Eric e Jen, racconterebbe una realtà totalmente diversa. Ogni pagina è un gradino in più per l’ardua scalata che porta alla scoperta della vera identità di Straka, il vero obiettivo che muove Eric. I due giovani però devono essere veloci, perché non sono i soli a indagare sullidentità dellautore dell’opera: Moody, ex professore di Eric, si è servito del suo lavoro per prendere una scorciatoia in quella che potrebbe essere considerata una delle più importanti scoperte letterarie dellultimo secolo. È anche per questo che il giovane decide di accettare laiuto di Jen per decifrare il mistero della S.

     Ma non è solo lidentità della S quella che Jen ed Eric cercano tanto affannosamente. Decifrare simboli e allegorie del romanzo cessa di essere la loro priorità: nella condivisione di questa ricerca i giovani iniziano ad avvicinarsi sempre di più e ad aprirsi luno allaltra, pur senza mai vedersi. Eric confessa le motivazioni che lhanno portato a quella che si potrebbe definire a tutti gli effetti unossessione; Jen, da parte sua, rivela la propria apatia verso tutto ciò che costituiva la sua vita fino a prima della S. Luno nascosto agli occhi dellintero campus, laltra agli occhi di sé stessa, tra le pagine del libro finiscono per raccontarsi la storia più antica: la storia della nascita di un amore.

     Sebbene sia la trama principale”, bisogna riconoscere che il libro di Straka risulta molto più lento, sia perché manca la tensione che caratterizza invece i commenti a margine dei due ragazzi, sia soprattutto perché la loro scrittura è molto più semplice, consistendo in note che raccontano la quotidianità di un mistero che si fa sempre più fitto, spesso accompagnate da una serie di allegati che svolgono il doppio ruolo di completare la storia e di spingere il lettore a ultimarne la lettura; oltre che aggiungere veridicità alla trama del misterioso libro che Jen trova per caso in biblioteca”. Unidea tanto innovativa quanto vincente: nessun altro libro si spinge a tanto, ossia ad annullare la realtà creando una lettura nella lettura e corredandola di inserti, documenti e cartoline. Quasi a voler convincere il lettore di essere parte del mistero.

mercoledì 31 agosto 2022

Frammenti d'estate di Assunta Sànzari Panza

     Di lontano il mare cristallino mostrava i suoi tentacoli con fare brusco e imbronciato, come se volesse ricacciare le sue storie sotterranee, mostrare le sue arcane miserie, il tumulto di secoli di lotte rimestate e perse, giochi improvvisi e sprazzi di euforici moti di sospensione. Sì, sospensione: paralisi e forza inespressa, come inettitudine a vivere in un’epoca nuova ma sempre vecchia, giacché le onde non invecchiano increspandosi, avvolgendo storie su storie, racconti di spazi e antri segreti.

 


     Ero ferma sul bagnasciuga, una piccola onda mi pizzicava i piedi quasi a dire io ci sono, devo fare il mio corso, puoi spostarti se non vuoi sentire la mia presenza. Fui còlta da un guizzo di malinconica consapevolezza: ha ragione questo flutto insistente, sono un’intrusa; è lui che domina la vastità dell’esistere, con smodata foga di abbondanza.

     Arretrai e guardai il soffitto dipinto di uno strano colore, azzurro, come l’azzurro del deserto che avevo appena dipinto in una mia poesia. D’un tratto si alzò una brezza che sapeva di ricordi, la vasta cavità che avevo davanti non era più placida e arrendevole, ma invadente e quasi vendicativa. I sussulti spumosi cominciarono ad avvicendarsi; tutt’intorno musiche e colpi di scena. Si era aperto il sipario e il mare, eterno musicista, aveva iniziato lo spettacolo, alzando sempre più i toni, tanto da non farmi sentire il rumore dei miei pensieri frastagliati.

     Ebbi netta la sensazione che tutto fosse avvenuto nello spazio di pochi secondi, ma non era così. Il tempo può trastullare le sue indomite creature, ma a volte può annientarle. Mi allontanai dalla spiaggia e mi diressi verso il villaggio. Trascinavo le gambe stanche per la calura di quel giorno torrido di inizio agosto. Fui attirata da un capannello di persone che sorridevano a qualcuno, a qualcosa. La mia innata curiosità mi condusse verso di loro e mi si aprì un altro piccolo sipario: foglie arse, fili d’erbetta, ramaglia sparsa e piante che disegnavano ombre per dei gatti diventati ormai attrazione per tutti i villeggianti. Mi colpì lo sbrego della madre in fronte, sulla cui natura ognuno congetturava. I felini liberi e avvolti nell’ombra al riparo dal sole rovente, che non sentivano come una volontà oppressiva e vincolante girovagavano in quel piccolo rifugio dando l’impressione di farsi osservare, mentre erano loro i veri osservatori. Si lasciavano accarezzare, quasi per accondiscendere a un nostro intimo bisogno di instaurare un rapporto di intimità, però di tanto in tanto si dileguavano, come fanno spesso i gatti. Erano tutti diversi: miele, ambra, maculato, grigio. Ognuno aveva ricevuto un nome da alcuni bambini.

     A un certo punto scorsi un musetto che se ne stava tutto solo in un angolo, riparato da una foglia larga e palmata. Lo chiamai e lui, incuriosito, mi si avvicinò pian piano, scrutandomi per capire bene chi aveva davanti. I nostri occhi s’incrociarono, quasi a voler carpire l’uno le intenzioni e i pensieri dell’altro. I movimenti sinuosi ed eleganti mi fecero immaginare per un attimo di trovarmi dinnanzi a un piccolo sultano. Ci osservammo per un po’, specchiandoci nel verde bagliore dei nostri occhi, quindi vidi che tentava di salire sul muretto, lastra rovente porosa. Mi tese la zampina, morbida, vellutata, e continuò a guardarmi con occhi che sembravano già colmi di un mondo sinistro. In quel momento scattai la foto e dipinsi quella immagine nella mia mente come quando scrivo versi. Un’immagine in movimento, una poesia incentrata su quelle pupille dal colore malinconico e ebbro di curiosità già carichi della meraviglia del mondo catturata ai passanti e sulla sua zampina, tesa al riconoscimento di non so quale strana figura in me.

     La poesia diventò viva e prese forma in quell’esserino simpatico, ben lontano dall’umana belluinità che si va diffondendo. Gli animali sanno dare tanto; in cambio chiedono poco. Anche la natura talvolta può essere arrendevole e benevola, ma in certi casi non mantiene le promesse e rischia di diventare il nostro peggior nemico. Non lo fa di proposito: dimentica, ignora, non conosce la lealtà.

 

domenica 17 aprile 2022

The House of Voices




Dal 15 al 30 Aprile, nella casetta dei poeti ideata da Giovanna Iorio a Hertford e Londra, Uk, foto, registrazioni e installazioni artistiche, idealmente abitata da me e dalle mie esperienze, poetiche, umane, teatrali.

Visitabile anche on line alle seguenti pagine:

https://poetshome.weebly.com/exhibitions/francesco-randazzo

https://www.instagram.com/house_ofvoices/

https://www.facebook.com/HouseVoices

Enjoy!

lunedì 21 febbraio 2022

 ANNA MARIA MILONE


RETHORICA NOVISSIMA di Gualberto Alvino

 

L’esistenza di un’arte poetica è sempre più rarefatta e minacciata da una commerciale pretesa di comporre versi incuranti di ogni resa metrica, armonia fonetica e poca originalità di tematiche. Sfogliare molti libri di poesie corrobora spesso le nostre aspettative sul canto amoroso, ridotta a una mostra di figurine conosciute. La mappatura di parole ricorrenti rende rigide le sfumature dei nostri sentimenti, restringendo il nostro mondo interiore che invece noi vogliamo sconfinato e non costretto nella pochezza del dire. La lingua deve essere curata, deve essere vissuta più profondamente possibile e solo così anche il nostro respiro potrà essere finalmente libero. La poesia di Gualberto Alvino, con la sua ricchezza stilistica, è quasi un miraggio, cui a volte stentiamo a credere, tanto è audacemente insolita: il lettore che riesce ad entrare in connessione con il suo mondo, presto realizza che si tratta di una chiave preziosa che finalmente nomina con perizia una parte di esistenza sofferente, schiacciata sotto il peso di pochi versi striminziti. Quello che non viene detto finisce per scomparire così come ciò che viene sapientemente ritratto torna a vita nuova. Rethorica novissima è il segreto dell’elisir di lunga vita: noi siamo le parole che conosciamo e che usiamo per raccontarci. Rethorica novissima è la fioritura di una nuova stagione, dove torna a farci compagnia la buona scrittura, un vocabolario insolito, una nuova fede nella ricerca della metrica e dei significati che avevamo dimenticato, di una lingua che ci viene incontro con grande slancio. La poesia d’amore puro è la poesia che esalta la nostra lingua, il nostro potenziale più intimo e potente. La poesia deve saper sfidare apertamente il lettore: la ricchezza lessicale, i notevoli riferimenti letterari più o meno espliciti. Mancare qualche appuntamento non vuol dire essere messi da parte, ma sentirsi parte di un vento nuovo, quello che ammalia e ci accoglie nello stupore della bellezza. La consapevolezza della desolazione della terra poetica è ironicamente raccontata nelle Questioni preliminari (esacalogo per aspiranti poeti): 1 perdere aurea; 2 annientare sacralità del testo, 3 livellare il tono, 4 normalizzare dettato senza sdegnare acidi sgradevolezze; 5 aborrire enfasi autocelebrativa; 6 sagacia degli accapo frazionanti spaesanti.(p. 33) Ma con grande sollievo e grande stupore, il viaggio del nostro Regard è temerario, come degli sguardi d’ardesia / d’intesa si vede[…]l’atroce ocra dei volti stesi/in sui sassi in plenaria incoscienza /si vede il rumore assoluto perché tutto trema/perciò si vede (p. 30). Leggere le poesie della Rethorica novissima è scoprire un sentimento di cui non ci credevamo capaci, vuol dire scoprire il fremito di una lingua che ci è sempre appartenuta.