Recensione di Alfonso Lentini su "Shechinàh", Rivista Le Reti di Dedalus:
Scandito a colpi d’ala e di martello, questo lungo recitativo di sapore
rap e di potenza visionaria degna della poesia beat, si snoda impetuoso, fluviale,
serpentino; diremmo in lungo e in largo: “in
lungo” perché sembra attraversare secoli e millenni, segnato com’è da ripetuti
inserti biblici, coranici, danteschi; e “in largo” perché spazia, fortemente
avvitato all’oggi, nell’universo cangiante e maledetto degli attuali scenari
metropolitani, nonché nei disastrati paesaggi interiori dell’uomo contemporaneo.
Shechinàh, di Francesco Randazzo è infatti un
poemetto che somiglia a un volo vagabondo. (...)
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