Ora nell'orto di cemento crescono
equivoci in frenata con stridore nero
che affaglia la fame chiusa di dentro
Le serre come diamanti esplosi
tracciano di schegge tutto il possibile
Tu non sei più tu né io sono io
e il mondo nasce anguria silice
di rosso sabbioso sparso asfaltato
Senza fine la fine e la cangianza
ché tutto il mutabile s'impietra e spera
Ma attendersi non è stupirsi È noia
Attorcigliarsi è oggi il gran rifiuto
Distendersi e dormire Forse anche sognare
Nessun impedimento Nessun qui e ora
Nel sempre che di sempre ci accalora
Il mondo dentro il punto di una mano
Il mare in una goccia dentro l'occhio
Il tuono nel tacere dello schianto
© francescorandazzo_2012
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