Dalla quarta di copertina:
Con ricognizioni linguistico-stilistiche a largo spettro, Gualberto Alvino
affronta l’opera di
outsider d’eccezionale competenza linguistica come Antonio
Pizzuto, Vincenzo Consolo e Gesualdo Bufalino, «i quali – spiega
l’Autore nella Premessa – non penne brandendo ma acutissimi specilli
(donde il titolo di questa silloge), lavorano al trivio fra prosa, poesia e speculazione
lato sensu filosofica, mirando alla rifondazione dell’arte narrativa in direzione antagonistica e di ricerca, ergo trasformando in capitale questione stilistica ogni minimo dettaglio del loro operare». «Colpiti a vario titolo
e in diversa misura da imputazioni di ermetismo o di artificiosità, i tre
scrittori sono strenuamente difesi dal critico per mezzo del più affilato strumento
di investigazione, argomentazione e prova di cui si possa disporre:
l’ermeneutica testuale, ossia la spiegazione dei significati e dei valori nascosti
sotto il velame di ambigue o anomale opzioni linguistiche, interpretate
quindi come stimolanti sfide all’intelligenza e alla sensibilità del lettore»
(dalla
Prefazione di Pietro Trifone).
Filologo e critico letterario, Gualberto Alvino si è dedicato con particolare
attenzione agli ‘irregolari’ della letteratura italiana contemporanea: oltre
a Consolo e Bufalino, Nanni Balestrini (di cui nel 2008 ha curato la raccolta
poetica
Sconnessioni), Sandro Sinigaglia (
Peccati di lingua, 2009) e Antonio Pizzuto, del quale ha pubblicato in edizione critica
Giunte e virgole,
Spegnere le caldaie,
Ultime e Penultime,
Si riparano bambole,
Pagelle e i carteggi con Giovanni Nencioni, Margaret e Gianfranco Contini.