Nascere
sudare nel pieno dell’agosto
sgusciare
pio pio fa il pulcino
rotta l’incorruttibile figura
architettonica ovale
angurie succose semi cosparsi sputati
Elvis dalle Hawaii canta via satellite
mondovisione rock scontri tra studenti
manganelli fasci falci lacrime lacrimogene
lacrime di neo-nato contrappunto nel duetto
patria vita- vita privata.
***
Di asfalto alcuna traccia
via secondaria ghiaiosa
e piazzetta divoratrice di ginocchia carnose
e le rose del vicino
furti conclamati eseguiti ad arte
dai passanti e ripassanti
stupri spinosi consentiti dalla legge personale
dell’orgoglioso lui le cui falangi verdi.
Contorni ingialliti
Alfasud grigia
punta al garage.
***
Spasmi
coda caduta
fuggitiva lucertola infrattata
mattoni più edera invincibile rifugio
ombra corre sulla meridiana
la tana assediata
pargoli primitivi appiccano
fuochi fumosi
finché voci materne
sopra il grido delle rondini
rintoccano per cena.
Sciamare (ronzando).
***
Dieci metri di cemento
armato fino ai denti
torcicollo con vertigine
(schianto di motorino in un tempo dimenticato)
beata vergine rinchiusa cla-usura
con-vento il mondo fuori
il mondo dentro
specchi asimmetrici divisi da muro grigio
intervalli regolari di curiosità reciproche
quotidie sulle vie del gioco o dello studio
un pensiero rimane intrappolato
come attirato da marzapane.
***
Pi greco per raggio al quadrato
formula del campo da gioco
selciato ruvido
sferici scacchi in cuoio
prede per lo squartatore
(qualcuno deve avergli rubato l’infanzia)
poco spazio massimo cinque per squadra
scoperta la prepotenza
dei grandi –ma il pallone è mio!-
ammesso il sopruso malizioso suggerimento
sul di lì in avanti.
***
Spunta dal fienile
muso di fusoliera propaggine puntuta
bombardante fuori uso
già intuisce col grigio pescecane
future brandite secessioni
lo stringere bulloni
basta attrezzi agricoli
saltare tra i covoni
toglie serietà alla situazione
pericolo latente si racconta
il contado graduato
spari a sale grosso.
***
Numeri in colonna
somme microscopiche
tracce di passaggi rapporti
fiduciari baratto a credito
nelle botteghe
madre infuriata alla resa
dei conti so-spesi
ghiaccioli di menta dolciumi
al pezzo al piccolo prezzo
nello scartoccio come il pomeriggio
in pugno.
***
Senza macchia o paura
prode in armatura scintillante
auto parcheggiate in fila
sputano fiamme mostrano
zanne corna corpi squamosi
Pirelli con artigli
emettono versi infernali
giù la visiera sguainata la spada
legno mutato in acciaio
prodigio del mago di corte
solco stridulo altezza mezza portiera
corsa a perdifiato
peccato
dal balcone del castello
alla scena assiste lo sgherro
nobiluomini piangono creature sfregiate
calcolano il danno.
Il prode ritira in ripostiglio.
***
Uomo con pipa
scolpito su ciocco
vicino al camino
consunta compagnia
nella vacanza in montagna
consueta
lo slittino pendii al parco giochi
frutti di bosco man-giati a man-ciate
le marmellate nei krapfen.
Si(gn)ora Rita –mia cara- sei ancora quella?
Di quando cento chilometri non viaggio ma avventura?
***
“Quattro in buca
tentando senza schiocco”
la partita si fa tesa
rotola una biglia
radici foglia secca una formica
la speranza vincere rincasare
con sacchetto gonfio (nichelino in osso preziosissimo)
pollice e indice del trionfo
baruffe partoriscono sfide
platani frondosi ombreggiano.
***
Cresce la città
orizzonti escono dai portici
del centro quadricipiti a pedali
motorizzano interessi oltre il videogioco
quadrupedi saltano ostacoli
circolo equestre scoppia di belmondo
profumato di grasso per finimenti
attenti i piccoli cani
a non sporcarsi di sterco.
Nel rettangolo alfabetico
l’isterico colonnello sorretto a stampella
grida regole del dressage.
***
Pioggia nel pineto
mentre cielo sereno ripara
con tiepido sipario oscuro
la prima Ermione
che inaspettato bacio silvestre
regala regola lingua
sussume esperienza (invece prima)
battesimo con saliva
di sfuggita palmo cinge seno
zaino Invicta cuori a pennarello
cestino bicicletta pupazzetti pendenti
delizioso odore di erba tagliata
fuori dal resto.
***
Pellicola corrotta
luce bianca dal proiettore
parete torna parete
scompare ogni immagine
dall’avanzare nel tempo-roulant
prodigo l’enfant
vorrebbe tornare tra braccia
il cambio di scorta nella borsa rossa
Fissan in pasta a incollare ricordi
quei pochi. Che poi per gli altri
sono nulla.
(Lorenzo Pezzato - 2011)
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