I luoghi d’accoglienza emanano sempre un forte senso di non appartenenza, di gradevole insignificanza estetica, comodità fisica precaria; si è soli, in un luogo che si è pronti a lasciare senza rimpianti, ma dove pure è piacevole stare. Senza quell’attaccamento spasmodico che invece ci consuma a casa nostra. E che ci fa soffrire. Anche gioire, ma sempre con un filo sottile di paura celata.
Dovremmo vivere come in un Hotel, con cura e semplicità dell’esserci, pronti al distacco. Pienamente presenti. Tentare almeno.
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