Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.

(Peter Høeg)

mercoledì 29 settembre 2010

Mirkal Ebook: REGINA FRANCESCHINI

Seconda uscita in ebook di Mirkal.
Collana di Poesia:
PROVE DI SCRITTURA 1
poesie e fotografie
di Regina Franceschini


l’antro della sibilla scavo scava
luci di pianeti in costellazione
lasciati andare la nebulosa
chiedo domanda per cucire il futuro
se non tacere è la speranza se
in terra fino alle mammelle
toccano l’erba se giri la testa
al suo posto mie parole parli
la buca del suggeritore gli oggetti
i capelli sotto il riflettore pettini



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domenica 12 settembre 2010

Anitya Hotel




I luoghi d’accoglienza emanano sempre un forte senso di non appartenenza, di gradevole insignificanza estetica, comodità fisica precaria; si è soli, in un luogo che si è pronti a lasciare senza rimpianti, ma dove pure è piacevole stare. Senza quell’attaccamento spasmodico che invece ci consuma a casa nostra. E che ci fa soffrire. Anche gioire, ma sempre con un filo sottile di paura celata.
Dovremmo vivere come in un Hotel, con cura e semplicità dell’esserci, pronti al distacco. Pienamente presenti. Tentare almeno.


sabato 11 settembre 2010

11 Settembre






ERRI DE LUCA, SCRITTORE 


«Il mio primo 11 settembre storico risale al 1973, la democrazia cilena di Salvador Allende rovesciata dal colpo militare del generale traditore Pinochet, la morte in combattimento del presidente. Fu un 11 settembre che mobilitò la gioventù del mondo nelle piazze, a lungo, e la nostra in particolare. L' 11 settembre delle torri crollate invece mi riguardò come spettatore inerte abbagliato dalla televisione che ripeteva all'infinito i fotogrammi spettacolari del disastro. La reazione del secondo 11 settembre non fu popolare e mondiale, ma occidentale e militare, con le irrisolte conseguenze di truppe spedite in Afganistan e Irak». 
(Testo raccolto da Pierangelo Soldavini)
Fonte Il Sole 24Ore link



Salvador Allende 
11 SETTEMBRE 1973 
DOCUMENTI RADIOFONICI 
Ultimo discorso del presidente Salvador Allende 



martedì 7 settembre 2010

Gualberto Alvino. Al fuoco!

A vent’anni dalla princeps (Milano, Leonardo, 1990) Franco Cordelli riesuma per i tipi dell’editore romano Giulio Perrone L’Italia di mattina — con l’aggiunta del sottotitolo Il romanzo del Giro d’Italia benché non vi si narri nulla di nulla —, infliggendo al pubblico dei lettori l’ennesimo castigo.

Giro d’Italia 1989. Un cronista-scrittore di nome Scipione racconta, tappa per tappa, la corsa ciclistica; attraversa paesi e città — da Taormina a Trento, con traguardo a Firenze. Porta con sé libri e domande: viaggia, legge, si interroga. «Scipione scriveva e i corridori gli correvano intorno», attraverso un’Italia che lo sorprende per luce e bellezza.


Così il risvolto di prima (vergato certo dallo stesso autore, come si evince dall’inutile lineetta, dal supervacaneo «viaggia» dopo il perfetto equipollente «attraversa paesi e città», e soprattutto dagl’ineffabili corridori correnti).
Ottima idea, non c’è che dire. Sennonché il libro è quanto di più stucchevole, scombinato e indigesto sia stato prodotto nell’ultimo mezzo secolo dall’editoria non solo italiana.
Periodi fluviali, caotici, spesso resi indecifrabili da deficiente controllo sintattico e da accessi lirici tanto involuti che fuor di luogo:

fu ucciso per le stesse ragioni per cui fu ucciso, a pochi chilometri di distanza, il figlio della donna a causa delle cui lacrime ciò che vive [ciò che vive?] poté diventare non solo ciò che si pietrifica e smette di pulsare [sarebbe?], ma anche ciò che cova sotto la cenere, “sotto il vulcano” [sì sì, il romanzo di Malcolm Lowry; e allora?], ed è prima o poi destinato a tornare alla luce, sia pure sotto altra forma — come in un poema di Ovidio [deve trattarsi delle Metamorfosi; ma perché quello là fu ucciso?];


se il ciclismo ha in sé la forza di superare se stesso [predicato estensibile a qualunque sport], di tirarsi fuori dagli impicci di ciò che sta ai margini [impicci di ciò che sta ai margini?] ed è quindi egoistico per chi vi soggiorna [soggiorna dove, nel ciclismo? non può essere: il ciclismo non è un luogo] e claustrofobico per chi vi transiti [idem] (il solitario Giuliani aveva concluso la sua fuga, senza conquista della maglia rosa ma con una vittoria “etica”), ciò che lo ha generato [generato che cosa?] o semplicemente protegge il nocciolo agonistico, la sua perla, ogni volta che non trovi uno sbocco sul mare e che dal fuoco [che mare? quale fuoco?] non riesca a ripercorrere la strada all’indietro, fatalmente precipita in un suo buio più oscuro del buio precedente [chi, che cosa precipita?];


se non facciamo fatica a capire le ragioni che spingono chi possiede privilegi ancora maggiori [maggiori di quali?] a ordinare ai carri armati di tutto travolgere davanti a sé, c’è quel guizzo di irragionevolezza che resiste a ogni spiegazione [be’, certo, se è irragionevole non può non resistere a ogni spiegazione] nel gesto di sacrificare la propria bicicletta — la propria vita — gettandola sotto il carro armato, o lasciando che l’enormità e la pesantezza della macchina da guerra polverizzi ciò che è leggero e a tutti i costi vuole restare tale [la bicicletta? questa la risposta esatta?].


Incredibili banalità profuse a piene mani, truismi, tòpoi e modismi da agghiacciare il più paziente e volenteroso dei lettori: «vendere cara la pelle», «c’è chi vince e c’è chi perde», «senza arte né parte», «al suo paese, che si chiamava Pozzillo — e che Pozzillo si chiama tuttora, naturalmente [naturalmente, appunto]»; «i padri debbono accettare i proprio [sic] figli», «svettano i pioppi» [già, cos’altro può fare un pioppo se non svettare?], «inscrivere il suo nome nella leggenda» [16.700 risultati in Google], «bagliori sinistri» [2.280].
Improprietà, goffaggini, asserti peregrini se non esattamente irrazionali, veri e proprî sfondoni:

la hall tutta vetri e specchi, organizzata in modo che non sembrasse avere un centro» [organizzata? fino a prova contraria, un ambiente non si organizza, si arreda];

Le difficoltà improvvise, che si presentino nella seconda o nella penultima tappa, sono sempre suscettibili di rievocare ciò che fu, di chiamare i corridori all’imitazione delle grandi gesta del passato [suscettibile significa ‘capace di subire alterazioni, modificazioni’, ergo ha valore passivo, non attivo];

— Noi di Sicilia siamo diversi — aveva detto il pescatore: senza orgoglio, come di chi dica una verità lapalissiana [recte: come chi dica];

Già il capoluogo, nell’avvistarlo dall’alto e da lontano, era una smentita alla contemporaneità urbana [come dire: Giovanni, nel guardarlo, è bello?];
quel paese mitico […] dove settant’anni prima nacque Fausto Coppi [recte: era nato];


Era il Diario siciliano di Ercole Patti […]. Ogni brano risultava puntigliosamente contrassegnato da una data — novembre 1932, settembre 1936 [a) se un diario (dal lat. diarius ‘di un giorno’) non contenesse date che diario sarebbe?; b) puntigliosamente? Tutt’altro: manca il giorno];

nessuno potrebbe negare che non c’è più vero scrivere, nel nostro secolo, di quello giornalistico [nessuno? eserciti di letterati di prim’ordine sarebbero pronti a giurare solennemente il contrario];

il paesaggio in un racconto è ciò che viene detto ambiente, le circostanze etniche e morali che danno luogo all’azione [le circostanze etniche e morali costituirebbero l’ambiente di un racconto? in quale testo di narratologia sarà mai scritto?];


i corridori avevano affrontato disagi e fatiche considerevoli, che la maggior parte dei tifosi di tutti gli altri sport non immaginano [perché, il pugilato, l’alpinismo o la maratona sono passeggiate di salute?];


rosso-arancione-verde [è universalmente noto che i colori del semaforo sono il rosso, il verde e il giallo, non l’arancione].

«Ho nostalgia, desiderio di una prosa sorvegliata» dichiara il romanziere romano nell’intervista in appendice al volume.
Per davvero?

Da «Fermenti», XXXIX 2010, n. 235.