Harlequin's nightmare from Ozarzand on Vimeo.
Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.
(Peter Høeg)
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.
(Peter Høeg)
giovedì 26 agosto 2010
Gualberto Alvino. Parodiando
9. Amelia Rosselli
Se per il vino che avevo bevuto fino a tarda sera barcollavo con le mani
nelle capella e sbattevo contro dei pali della luce, contro delle gomita
dei viandanti che mi contemplavano dalla bottega del uva; se perseguitavo
i miei deliri dentro della gabbia dell’ordine, dentro della prigione squamosa
dei miei diti giovanili col mio sguardo colmo di sequoie; se il carrozziere
della rivoluzione segava e saldava il pane dei poveri molto puzzolente car
il sciovinista ha il tempo da perdere; se casualmente mi ritrovavo a sborsare
più del dovuto contro del mio volere depositando così tanto arrabbiatamente
la pelle sopra del banco dell’ingiustizia; se davo un calcio alla trottola che
giammai si fermava con parole d’imploro accanto al bavero della tua giacca
accusabile ma un poco giallina; se io ero solidale con il grido delle civette
e la platea semi vuota non voleva partire senza prima denudare il corso delle
mie accessioni; se mi ero conquistata per me la gioia dell’apparizione neutrale
per tenere per me le cose tu non facevi per me, tutte le cose tu evitavi gaiamente;
se il leone divorava pezzo dopo pezzo il mio cuore dentro del petto senza ch’io
feci nulla per vietarlo car la tua bocca porosa e imbelle me lo vietava molto
perentoriamente; se per pura misavventura lo stelo dell’archivio protuberava
dissennatamente fuora della cinta urbana e la farfalla subacquea s’abbronzava
severissimamente dentro del fango ribelle a tutti i limoni sinuosi e a tutte le
consacrazioni sprecate e immani; se io mi nascondevo dietro del velo taurino
degli altri e talvolta mi medesimavo dentro del turbamento degli altri sperando
calorosamente vadino in malora con vocabole oscene nascoste di tra le
pennella urbane del tuo franco zittire i carri al pascolo in questa città brutale
dentro delle sue fognature; se dentro delle tue pulchre fognature le mie orride
sognanze scavalcano i pugnali trascendentali dell’orrida impurezza degli orridi
condomini che ristagnano nelle sue nida di correità; se io fischiavo per te e ciò
non è che la bellezza di una sonaglia concorsuale prosciugata dal fruscio della
magnetofona; era solo per instillarti il rancore premuroso dei condomini e delle
urbane pennella.
Da "La poesia e lo spirito", 26 agosto 2010
Se per il vino che avevo bevuto fino a tarda sera barcollavo con le mani
nelle capella e sbattevo contro dei pali della luce, contro delle gomita
dei viandanti che mi contemplavano dalla bottega del uva; se perseguitavo
i miei deliri dentro della gabbia dell’ordine, dentro della prigione squamosa
dei miei diti giovanili col mio sguardo colmo di sequoie; se il carrozziere
della rivoluzione segava e saldava il pane dei poveri molto puzzolente car
il sciovinista ha il tempo da perdere; se casualmente mi ritrovavo a sborsare
più del dovuto contro del mio volere depositando così tanto arrabbiatamente
la pelle sopra del banco dell’ingiustizia; se davo un calcio alla trottola che
giammai si fermava con parole d’imploro accanto al bavero della tua giacca
accusabile ma un poco giallina; se io ero solidale con il grido delle civette
e la platea semi vuota non voleva partire senza prima denudare il corso delle
mie accessioni; se mi ero conquistata per me la gioia dell’apparizione neutrale
per tenere per me le cose tu non facevi per me, tutte le cose tu evitavi gaiamente;
se il leone divorava pezzo dopo pezzo il mio cuore dentro del petto senza ch’io
feci nulla per vietarlo car la tua bocca porosa e imbelle me lo vietava molto
perentoriamente; se per pura misavventura lo stelo dell’archivio protuberava
dissennatamente fuora della cinta urbana e la farfalla subacquea s’abbronzava
severissimamente dentro del fango ribelle a tutti i limoni sinuosi e a tutte le
consacrazioni sprecate e immani; se io mi nascondevo dietro del velo taurino
degli altri e talvolta mi medesimavo dentro del turbamento degli altri sperando
calorosamente vadino in malora con vocabole oscene nascoste di tra le
pennella urbane del tuo franco zittire i carri al pascolo in questa città brutale
dentro delle sue fognature; se dentro delle tue pulchre fognature le mie orride
sognanze scavalcano i pugnali trascendentali dell’orrida impurezza degli orridi
condomini che ristagnano nelle sue nida di correità; se io fischiavo per te e ciò
non è che la bellezza di una sonaglia concorsuale prosciugata dal fruscio della
magnetofona; era solo per instillarti il rancore premuroso dei condomini e delle
urbane pennella.
Da "La poesia e lo spirito", 26 agosto 2010
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Parodie
lunedì 9 agosto 2010
Gabriele Mandel
Un mese fa è scomparso Gabriele Mandel Kahn, Maestro Sufi, uomo di sterminata cultura, rappresentante del miglior Islam illuminato, è stato divulgatore e traduttore di molte opere, tra le quali mi piace citare il canzoniere di Rûmî il grande poeta mistico persiano. Impegnato quale uomo di pace al dialogo tra le varie religioni, ha attraversato il secolo passato e questo primo decennio, quale vero maestro, d'arte, filosofia, umanità.
La sua biografia, in sintesi, su wikipedia.
Sul suo sito si possono ammirare anche le sue opere di ceramica.
La sua biografia, in sintesi, su wikipedia.
Sul suo sito si possono ammirare anche le sue opere di ceramica.
Non l'ho mai conosciuto di persona, ma attraverso sua figlia Paola, mia cara amica, ero entrato nella sua mailing list, grazie alla quale ricevevo lettere di saggezza e conoscenza.
Qualche mese fa, la notizia della sua malattia, da lui accolta come un'opportunità, utile al suo risveglio interiore; così scriveva nella sua lettera agli amici:
«Voi tutti sapete oramai che ho un tumore al polmone, che la chemioterapia è pesante da sopportare, che la via alla guarigione è lunga e piena di imprevisti.
Ne sono felice. Perché? Ero giunto ad un momento della mia evoluzione sufi in cui non progredivo più, in cui perfino cominciavo a dubitare dell’esistenza di Dio, in cui nulla mi soddisfaceva e nulla avevo più voglia di fare quasi che la fonte dell’ispirazione che alimentò per oltre sessantanni la mia vita si fosse esaurita.
Ed ecco: questa situazione invece mi insegna molto, l’evoluzione ha ripreso forza, imparo ancora, progredisco ancora. Adesso ho abbandonato ancor più alcuni concetti illusori, ho ridimensionato i valori, ho iniziato a far ordine fra le mie troppe scartoffie e a liberarmi da quelle inutili buttandole via.
Ringrazio Dio di avermi dato la possibilità di continuare a credere in Lui, ad adorarLo con l’intensità necessaria a capire sempre di più come il Sufismo ci prende per mano e ci conduce all’essenza del misticismo, lontano dagli orpelli del mondo terreno deleterio transitorio e vano.
Tutto il tempo che trascorriamo nelle vicende materiali vane nell’Aldilà sarà vanificato; tutto il tempo che nel mondo fenomenico dedichiamo sinceramente a Dio nell’Aldilà sarà per noi una testimonianza favorevole.
Che bella evoluzione, Dio, che bel vigore, che bel dono mi hai fatto! Grazie.
Gabriele»
La grandezza di un uomo, la sua forza, la sua fede.
L'ho ammirato e mi ha commosso per queste sue parole e questa serenità, questo entusiasmo, fino alla fine. Che è soltanto un passaggio.
Qualche anno fa scrissi su Mirkal una nota su una foto molto particolare che lo ritraeva in India con uno shadu senz'ombra, al Maestro piacque e la ripropongo, per chi volesse leggerla, qui.
Di seguito i video di un documento intervista, molto bello, in cui Mandel si racconta, comunica, trasmette, il suo pensiero, la sua esperienza. Ne consiglio vivamente la visione.
Mi piace pensare che, se non qui, un giorno lo incontrerò, da qualche altra parte, dove tutto è luce, pace, gioia.
Ιθάκη
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d'incontri
se il pensiero resta alto e il sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro,
se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga,
che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche aromi
penetranti d'ogni sorta, più aromi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca
- raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso,
Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Costantinos Kavafis, «Cinquantacinque poesie», Torino, Einaudi.
Ιθάκη
Σα βγεις στον πηγαιμό για την Ιθάκη,
να εύχεσαι νάναι μακρύς ο δρόμος,
γεμάτος περιπέτειες, γεμάτος γνώσεις.
Τους Λαιστρυγόνας και τους Κύκλωπας,
τον θυμωμένο Ποσειδώνα μη φοβάσαι,
τέτοια στον δρόμο σου ποτέ σου δεν θα βρεις,
αν μέν’ η σκέψις σου υψηλή, αν εκλεκτή
συγκίνησις το πνεύμα και το σώμα σου αγγίζει.
Τους Λαιστρυγόνας και τους Κύκλωπας,
τον άγριο Ποσειδώνα δεν θα συναντήσεις,
αν δεν τους κουβανείς μες στην ψυχή σου,
αν η ψυχή σου δεν τους στήνει εμπρός σου.
Να εύχεσαι νάναι μακρύς ο δρόμος.
Πολλά τα καλοκαιρινά πρωιά να είναι
που με τι ευχαρίστησι, με τι χαρά
θα μπαίνεις σε λιμένας πρωτοειδωμένους·
να σταματήσεις σ’ εμπορεία Φοινικικά,
και τες καλές πραγμάτειες ν’ αποκτήσεις,
σεντέφια και κοράλλια, κεχριμπάρια κ’ έβενους,
και ηδονικά μυρωδικά κάθε λογής,
όσο μπορείς πιο άφθονα ηδονικά μυρωδικά·
σε πόλεις Aιγυπτιακές πολλές να πας,
να μάθεις και να μάθεις απ’ τους σπουδασμένους.
Πάντα στον νου σου νάχεις την Ιθάκη.
Το φθάσιμον εκεί είν’ ο προορισμός σου.
Aλλά μη βιάζεις το ταξείδι διόλου.
Καλλίτερα χρόνια πολλά να διαρκέσει·
και γέρος πια ν’ αράξεις στο νησί,
πλούσιος με όσα κέρδισες στον δρόμο,
μη προσδοκώντας πλούτη να σε δώσει η Ιθάκη.
Η Ιθάκη σ’ έδωσε τ’ ωραίο ταξείδι.
Χωρίς αυτήν δεν θάβγαινες στον δρόμο.
Άλλα δεν έχει να σε δώσει πια.
Κι αν πτωχική την βρεις, η Ιθάκη δεν σε γέλασε.
Έτσι σοφός που έγινες, με τόση πείρα,
ήδη θα το κατάλαβες η Ιθάκες τι σημαίνουν.
(Από τα Ποιήματα 1897-1933, Ίκαρος 1984)
Il video è tratto dall'ultima scena di «Cavafy», film diretto nel 1996 da Yiannis Smaragdis (con Dimitris Katalifos nel ruolo del titolo). Il video si rivela interessante esclusivamente perché ci permette di ascoltare il testo greco. Il film in realtà verte sugli aspetti passionali della vita di Kavafis, lasciando purtroppo sullo sfondo il Kavafis poeta.
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