IL PRIMO PEZZO NON SI
SCORDA MAI
Che il futuro del libro cartaceo sia ormai segnato è una constatazione quasi banale. Se un tempo si misurava il livello culturale di una persona guardando quanti libri aveva in casa, oggi non è più così. Il libro non è più il principale veicolo attraverso cui veicolare contenuti culturali, ha perso la sua secolare sacralità.
Il libro è inoltre un giro di compasso, ha cioè una struttura circolare chiusa. Da quando esiste il web, la struttura dei testi tende a diventare liquida, aperta, un flusso senza precisi contorni. Di conseguenza, in parallelo (o in concorrenza) al libro tradizionale si va sviluppando una diversa modalità di fruizione dei contenuti.
Una domanda, collegata a quanto detto, potrebbe essere questa: è ancora valido ciò che affermava Umberto Eco, secondo cui il libro cartaceo, in quanto "oggetto tecnologico perfetto", sarebbe sopravvissuto alla crescente “smaterializzazione” del web? Quale diverso spazio si potrebbe immaginare per il libro e per la sua specificità?
Ippolita Luzzo con la sua
intelligente operazione di trasferimento “in retromarcia" dal web alla
carta, ci aiuta, se non altro, a focalizzare domande come queste. Ma suscita
altre domande: il suo è un tentativo di porre argini al fiume, di imbrigliare
in una struttura chiusa il flusso senza confini del web? oppure al contrario è
un'operazione ironica? oppure ancora nostalgica?
Immagino che l'autrice nel dare alle stampe
questo suo "Il primo pezzo non si scorda mai, 10 anni di regno della
Litweb" (Città del Sole Edizioni 2022) non si sia neppure posta problemi
del genere. Eppure, di questi tempi, consimili domande sono - come si dice - nell'aria.
Tanto più che in dieci anni
tutto muta precipitevolissimevolmente e il Web non è più quello di una volta.
Lo riconosce la stessa Luzzo in un'intervista uscita da poco su "Nazione
indiana": "Lo spazio sembrava immenso, ma ogni fenomeno umano più si
allarga più diventa asfittico. Dall’iniziale sensazione di libertà ora ci
troviamo di nuovo in un non luogo abitatissimo da troppe proposte, troppe
riviste, troppi blog, e di libri ormai ne parlano tutti con un chiacchiericcio
incessante. Per non parlare dei video su tik tok che veicolano il libro come un
semplice oggetto di bellezza."
Insomma: siamo in anni di grandi mutamenti
post-gutemberghiani, guai a starne fuori. Ma nello stesso tempo, sembra volerci
suggerire la nostra autrice, bisogna starci ad occhi
aperti, senza mai lasciarsene fagocitare.
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