Ho visto cose che voi
umani potete immaginare.
Ho visto i sogni della
giovinezza trasformarsi nei mostri della realtà, ho visto le paure
trasformarsi in forza involontaria e ho visto strade estendersi
all'infinito, mura altissime ergersi su pianure. Ho visto i Moloch
morire e rinascere peggiori.
Ho visto gli amici farsi
lupi o volpi, ho visto persone lontane farsi amici e restare veri, ma
pochi, molto pochi.
Ho visto paesi
bellissimi, parlato con persone di cui non capivo la lingua,
abbracciato il loro dolore, la loro gioia e abbiamo cantato vite
immaginarie, disegnato quadri bellissimi e colorati, mandala di
sabbia finissima che è volata via quando vi abbiamo soffiato.
Ho visto amori che
sembravano eterni dissolversi come Atlantide, sommersi dallo scorrere
del tempo, dall'incertezza della memoria ormai lontana.
Ho visto e amato corpi,
anime, profumi, odori, capelli, labbra, occhi, fiati, che
racchiudevano tutto il mistero di infiniti universi, e mi sono perso
nell'assenza di gravità.
Ho visto i grandi e
famosi, da vicino, molto da vicino, quasi tutti nani dall'ego
elefantiaco, meschini e affannati a schiacciare tutti quelli intorno
a loro, per apparire di splendida inconsistenza.
Ho visto uomini e donne,
umili, generosi, schivi, ergersi giganteschi mentre si abbassavano ad
abbracciare il prossimo, mentre creavano straordinarie cose che
spostavano il mondo verso l'inatteso, arricchendolo: erano i veri
grandi, ma non ci tenevano a dirlo, né a sentirselo dire.
Ho visto giovani incerti
e spauriti, strafottenti e altrettanto spauriti, crescere e volare.
Ho visto morti
insopportabili e nascite meravigliose.
Ho visto il corpo cedere
e risorgere.
Ho visto l'anima fare
gorgo e sprofondare, ho visto l'anima erompere e inondare.
Ho visto Dio nella zampa
di un cane e in una pietra e in un bicchiere d'acqua.
Ho visto il diavolo, era
un critico, ora è morto.
Ho visto e vedo angeli
ogni giorno.
Ho visto ridere i bambini
e ridendo con loro sono rinato.
Ho visto la vita nascere
dalla mia vita e crescere potentemente, Genesi, Esodo e Qoelet di me
stesso.
Ho visto negli occhi
della mia donna l'orgoglio di me stesso, la gioia e la disperazione,
l'ostinata verità dell'amarsi, l'ininterrotto scintillio di ogni
attimo, nella veglia e nel sonno, nell'ordinario e nello
straordinario di ogni passo insieme.
Ho visto tutto questo e
tante, tante, tante, troppe altre cose. Il tempo che mi resta non
sarà altrettanto, ma vedrò ancora e ancora e ancora. E tutto questo
sarà vivere come una montagna che la pioggia non riesce a
dissolvere, le nuvole e la tempesta non cancellano. E quando il sole
ritorna a splendere ricorda a chi la vede, l'immensità, l'azzardo,
il cristallo dell'esistere, dal basso, verso l'alto, oltre la fine.
30/05/2013 Francesco Randazzo