Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.

(Peter Høeg)

mercoledì 30 settembre 2009

“Teatro di Babele” - Tavola rotonda sulle lingue del teatro


IN ALTRE PAROLE - Rassegna di drammaturgia contemporanea internazionale
QUARTA EDIZIONE


Direzione Artistica: Marco Belocchi e Pino Tierno


In collaborazione con la Biblioteca Nazionale centrale di Roma e con il patrocinio dell’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”


Tavola rotonda sulle lingue del teatro, dal titolo “Teatro di Babele” alla Biblioteca Nazionale centrale di Roma.

2 ottobre alle ore 11:00.


Intervengono: Gian Maria Cervo, Enrico Luttmann, Francesco Randazzo, Pino Tierno, Flavia Tolnay.

Biblioteca Nazionale, Viale Castro Pretorio 105 - 00185 Roma
Tel. +39 06 49891.
Ingresso libero

sabato 26 settembre 2009

Gualberto Alvino. Parodiando

3. Salvatore Niffoi

Qui da noi, a Malloppeddas, sangu crama sangu, e certe mattine neanche il sole si fida di sorgere per non far succedere scandalo grande: lo vedi barcollare come un ubriaco in mezzo al cielo, che a quell’ora è più livido e viola dell’arraschiu di un tisico morente, e rituffarsi dietro le montagne di Sas Bulas Spoioladas come un topo nella sugna, fiùùùùùùùùùù, fìfì, fiùùùùùùùùùùùùùù, come una lamia sulle mammelle d’una pitzinna, oltre i vigneti di Abbas Tzicorrosas et Putzinosas, tàtàn, tàn tàn, cacatàtàtàn, tàtàn tàtàn tàtàn tàtàn, come un lupo sull’anzone strazziolato, verso la pianura di Sa Buzara de Babbachiuzi Tzoppu, splìn, splìììììììììììììììììììn, tìn tìn tìn, spùc, spòc, spùc, e atzutzuddarsi con la luna barbaricina che non vuole saperne di tramontare e di perdersi il primo isquartamento della giornata. Perfino il maestrale, da urlo, si fa bisi-bisi sommesso per non coprire i lamenti dei latitanti contro carabinieri e malagiustiscia, taccullidas de bocchisorzos iscannados che calano come un manto morbido e triste sulla vallata: «Eo mi corco in su lettu meu, anima e corpus incumando a Deu, anima e corpus a Santu Giuanne; s’inimigu mai no m’ingannet, s’inimigu mai no mi tochet, né a die né a notte, né in vida né in morte, iscuru a chie confidat in homines, pustis de sa tempesta benit calma, abba et bentu benint a passare, sa vortuna ata arribare».
Già, perché a Malloppeddas, come a Mammuddones, a Su Coddu Ismiddatu, a Sas Madixeddas Subra Mortos, a Viduantzia Gaddighinosa, a Bagassedda Ischerfiada e a Passu Tra Fogu la vita è cupa e dirgrasciata come la lottura, la miseria fa venire il gelo ai piedi, e sangue chiama sangue, rayolu rayolu, astiu astiu, vinditta vinditta. Frùùùùùùùùùù, bùmbùmbùm, scatataplàk, plìk, plèk. Così è sempre stato, e così sempre sarà, fino alla fine dei tempi. Pthù!
Se vi trovate a passare di qui tirate dritto e non guardate in faccia nessuno. Non azzardatevi: conosco più di un balentino che ancora scappa a gambe levate per la Calada d’iscramintados con la carne a brandelli, e altri che non hanno avuto nemmeno il tempo di pentirsi della troppa abbalansa.
Oddeu, mischineddos, manco ai cani.
Questa gente non è stoffa da farci stole. La loro pelle scavata nel marmo ingrato di Nurghilè è fulva come un’ascia appena cavata dalla brace, le loro mani sono più dure del cristallo di cava, gli occhi sembrano quelli di una faina nel pollaio. E chi è colpito dal fulmine ringrazia Dio per averlo baciato in fronte, poi si avventa sul primo che passa come un falco sul coniglio sbadato, aaaaaah, aaaaaaaaaaaaah, aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah, sdùn sdùn, trìcchete, tràcchete.
Tirate dritto. E state alla larga soprattutto da mannai Zippulledda Corconè, che vaga eternamente per le strade con le sue scarpe di vacchetta, la cappa di velluto e le gambe a ighisi come verghe di steccato, nichidada e ammuscincada come una mastina orba della cucciolata.
«E comente ti permittis? ― è il suo grido di guerra quando qualcuno le posa gli occhi addosso, anche per sbaglio. ― Custa la paghi cara, berme, burdu! Ti tzaccu s’ischina, ti mangio il cuore, ti crasto con la roncola, ti brucio la casa con tutta la tua berentzia, ti spacco la colondra con l’istratzone fino alla pelcia del culo, che il crancu t’allufflasse il cervello, su malecaducu t’irbeccasse, la gutta ti deve abbulvuddare come un pallone prenu di cacarugnulu, t’addentigasse il demonio, che tu possa derroccare nell’isprefundu, ballaloi! Ajò, io passeggio in grascia e Deus e tu osi guardarmi per far parlare la zente limbuda? Non puoi barigare alla mia vendetta, cozzone! Accocónati e fatti ratzigare cussu cabu di mortu, abuminiu de sa terra, birgonza de su populu gabillu!». E se la vittima non le sfugge di mano, tutti alzano gli occhi al cielo e si fanno il segno della croce. Tutti, tranne il padre e i fratelli del malcapitato, che restano fermi come pietre pregustando il momento in cui la squarteranno come una scrofa dopo averla fottuta a turno come solo i barbaricini sanno fare, e spargeranno le sue carni smembrate nelle forre di Malloppeddas, Mammuddones, Su Coddu Ismiddatu, Sas Madixeddas Subra Mortos, Viduantzia Gaddighinosa, Bagassedda Ischerfiada e Passu Tra Fogu.
Perciò si narra che i bambini di queste parti nascondono i loro sogni nei teschi sbeccuzzati dai corvi.

venerdì 25 settembre 2009

"Notturno Italiano" intervista Calogero Giallanza


La notte tra Venerdi 25 e Sabato 26 settembre alle 00, 05, Carlo Posio nella storica trasmissione della RAI "Notturno Italiano" intervista Calogero Giallanza. Presentazione del suo Cd "Al muhda ilayy" Vincitore del Premio IMAIE 2009.
Notturno Italiano può essere ascoltato via Internet da questa pagina:
http://www.international.rai.it/notturnoitaliano/index.php
per Radio Onde Medie, e su Raitalia Radio. Nel territorio italiano sulle frequenze: 900 Khz (Milano); 1107 Khz (Roma); 657 Khz (Napoli).

sabato 12 settembre 2009

IN ALTRE PAROLE: Francesco Randazzo e Caryl Churchill


IN ALTRE PAROLE
Rassegna di drammaturgia contemporanea internazionale
IV edizione (a cura di Marco Belocchi e Pino Tierno)


17 Settembre 2009

Teatro Lo Spazio - Via Locri 42/44, Roma

ingresso libero

ore 19:30

Per il bene di tutti
di Francesco Randazzo

Reading

interpreti (in ordine di apparizione) :

Giovanni Carta
Emanuela Trovato
Francesco Sala
Walter Da Pozzo
Silvia Cippitelli
Gianluca Bianchini
Adriano Davi
Annalisa Paolucci

regia:
Francesco Randazzo


Finalista Premio Fondi La Pastora 1996

Vincitore Premio Candoni Arta Terme 1996

Motivazione:
“Per le sue doti espressive emerse da una scrittura asciutta, rapidissima, guizzante, pregnante e di forte realismo, e per la sua essenza di assoluta antiretoricità nel trasmettere un messaggio crudo, libero da moralismi, che guarda con cinica preoccupazione i tempi che verranno.”

*

Persone normali, in un normale paesino di provincia, una provincia al confine. Dall’altra parte gli altri: pericolosi per definizione. Uomini anche loro, come gli abitanti del paese, ma diversi, stranieri e soprattutto indesiderati. Al di là della religione e dell’umana solidarietà, tutti principi validi in teoria e a distanza di sicurezza, tutti nel paese sono d’accordo. E si organizzano. Formano dei gruppi, una piccola ma motivatissima milizia anti immigrati, ronde notturne a guardia della riva del fiume che fa da confine. Determinati a non fare passare nessuno. Ma uno di loro riuscirà a passare e sarà catturato. Che fare? I paesani sono tutti brave persone, persone normali, come se ne incontrano tutti i giorni, dappertutto: casalinghe, negozianti, medici, impiegati, meccanici, studenti. Tutti i nodi dovranno venire al pettine ed ognuno, al di là dei ruoli normali e per bene delle loro piccole vite protette dagli schermi quotidiani, dovrà rivelare l’aspetto più oscuro, le ragioni vere del loro animo e delle loro azioni, affermando l’assolutezza di un principio sbagliato, con buone, sane ragioni: per proteggersi, per non soccombere, per il bene di tutti. Una storia preoccupante, che ci pone di fronte alle nostre piccole colpevoli omissioni di ogni giorno, alle nostre piccole connivenze silenziose, di fronte ai discorsi agghiaccianti della cosiddetta gente per bene...
F.R.


ore 21:30

Sette bambine ebree
di Caryl Churchill
a play for Gaza
Traduzione di Masolino D'Amico

performance a favore di Medical Aid for Palestinians (MAP)


interpreti (in ordine di apparizione) :

Giorgina Cantalini
Clara Costanzo
Rossana Veracierta
Caterina Intelisano
Brunilde Maffucci
Matilde Piana
Rebecca Braccialarghe

regia:
Francesco Randazzo

"Sette bambine ebree" di Caryl Churchill è una breve e folgorante piece, scritta e messa in scena dall'autrice dopo l'ultima devastante campagna militare israeliana a Gaza.
Sette adulti (genitori o familiari) suggeriscono cosa dire ad una bambina. Sette differenti bambine ebree, di epoche differenti. Dall'Olocausto ai fatti di Gaza.
Attraverso la percussività della continua ripetizione conativa "Ditele..." e "Non ditele..." si attraversano la storia e le contraddizioni della coscienza di un popolo, dall'essere vittima alla trasformazione nel suo contrario, in continua alternanza.
La piece ha scatenato reazioni fortissime e opposte. Dall'acclamazione per il coraggio e la forza della denuncia alle accuse di antisemitismo. Non è un opera antisemita, ma sicuramente è antisionista. L'autrice lo è, e di contro ai suoi detrattori, ci sono anche favorevoli opinioni di intellettuali ed artisti ebrei antisionisti.
È un testo controverso e fastidioso. Vuole scuotere, far discutere, mettere in dubbio, avviare pensiero e azione critica. Nasce per questo. Vive per questo. Certamente nel suo risultato finale è un atto d'accusa, ma contro la guerra e la sopraffazione, il calcolo e l'interesse e, soprattutto, ha l'urticante pregio di mettere in evidenza le contraddizioni e le oscillazioni della coscienza di un popolo. Ed è proprio questa linea continua di affermazioni di princìpi e immediati capovolgimenti, di certezze sobillate dal dubbio, di scelte estreme che subito affiorano nella consapevolezza dell'errore che mi sembra il tratto essenziale di questo testo.
Ho dunque immaginato sette donne, tutte madri e figlie, tutte allo stesso tempo mittenti e destinatarie dei brevi monologhi che si sfilano come nella collana di un retaggio che si sfalda e riafferma continuamente, a qualunque costo.
F.R.

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Assistente alla regia:
Annalisa Paolucci

Si ringraziano:
Regina Franceschini Mutini
Associazione La Saletta

venerdì 11 settembre 2009

11 Settembre 1973


Salvador Allende

11 SETTEMBRE 1973

DOCUMENTI RADIOFONICI

Ultimo discorso del presidente Salvador Allende


7:55 a.m. RADIO CORPORACIÒN

Parla il Presidente della Repubblica dal Palazzo de La Moneda. Informazioni confermate segnalano che un settore della Marina avrebbe isolato Valparaìso e che la città sarebbe occupata, il che significa un sollevamento contro il Governo, il Governo legittimamente costituito, il Governo che è protetto dalla legge e dalla volontà del cittadino.

In queste circostanze, chiamo tutti i lavoratori. Che occupino i loro posti di lavoro, che accorrano alle loro fabbriche, che mantengano calma e serenità. Fino a questo momento a Santiago non c’è stato alcun movimento fuori dell’ordinario da parte delle truppe e, secondo quanto mi ha informato il capo della Guarnigione, Santiago starebbe aqquartierata e normale.

In ogni caso io sto qui, nel Palazzo del Governo, e resterò qui, difendendo il Governo che rappresento per volontà del popolo.

Ciò che desidero, essenzialmente, è che i lavoratori stiano attenti, vigili e che evitino le provocazioni. Come prima cosa dobbiamo vedere quale sarà la risposta, che spero positiva, dei soldati della Patria, che hanno giurato di difendere il regime stabilito, espressione della volontà dei cittadini, e che assolveranno la dottrina che rese prestigio al Cile e che trae questo prestigio dalla professionalità delle Forze Armate. In queste circostanze, ho la certezza che i soldati sapranno compiere i loro obblighi. Ad ogni modo, il popolo ed i lavoratori, fondamentalmente, devono mobilitarsi attivamente, ma nei loro posti di lavoro, ascoltando la chiamata e le istruzioni che potrà fare e dargli il compagno Presidente della Repubblica.

8:15 a.m.
Lavoratori del Cile:
vi parla il presidente della Repubblica. Le notizie che abbiamo fino a questo momento, ci rivelano l’esistenza di una insurrezione della Marina nella Provincia di Valparaìso. Ho ordinato che le truppe dell’esercito si dirigano a Valparaìso per soffocare questo tentativo di golpista. Dovete aspettare le istruzioni che emanerà la Presidenza. Abbiate la sicurezza che il Presidente resterà nel Palazzo de La Moneda difendendo il Governo dei Lavoratori. Abbiate la certezza che farò rispettare la volontà del popolo che mi ha dato l’incarico di governare fino al 4 Novembre 1976.

Rimanete attenti nei vostri luoghi di lavoro aspettando le mie informazioni. Le forze leali rispettando il giuramento fatto alle autorità, insieme ai lavoratori organizzati, schiacceranno il golpe fascista che minaccia la Patria.

8:45 a.m.

Ai compagni che mi ascoltano:

La situazione è critica, siamo di fronte ad un colpo di Stato, al quale partecipa la maggioranza delle Forze Armate. In quest’ora oscura voglio ricordarvi alcune mie parole dette nel 1971, ve le dico con assoluta tranquillità, non ho stoffa di apostolo né di messia. Non ho propensione al martirio, sono un lottatore sociale che compie un incarico che il popolo mi ha dato. Ma, lo intendano coloro che vogliono far indietreggiare la storia e disconoscere la volontà maggioritaria del Cile; Senza avere vocazione di martire, non farò un passo indietro. Che lo sappiano, che lo sentano, che se lo registrino profondamente: lascerò La Moneda quando avrò compiuto il mandato che il popolo mi ha dato, difenderò questa rivoluzione cilena e difenderò il Governo perché questo è il mandato che il popolo mi ha consegnato. Non ho altra alternativa. Solo crivellandomi di colpi potranno impedire la volontà di compiere il programma del popolo. Se mi assassinerete, il popolo seguirà la sua rotta, continuerà il suo cammino, con la differenza forse che le cose saranno più dure, molto più violente, perché sarà una lezione obiettiva molto chiara per la massa di questa gente che non si ferma di fronte a niente.

Tenevo in conto questa possibilità, non la offro né la facilito.

Il processo sociale non sparirà perché è sparito un dirigente. Potrà rallentarsi, potrà prolungarsi, ma alla fine non potrà essere fermato.

Compagni, rimanete attenti alle informazioni nei vostri posti di lavoro, il compagno Presidente non abbandonerà il suo popolo ed il suo posto di lavoro. Rimarrò qui a La Moneda anche a costo della mia vita.

9:03 a.m. RADIO MAGALLANES

In questo momento passano gli aerei. È possibile che ci colpiscano. Ma sappiate che stiamo qui, per lo meno con il nostro esempio, dimostrando che in questo paese ci sono uomini che sanno compiere le obbligazioni che hanno preso. Io lo farò per il mandato del popolo e per mandato cosciente di un Presidente che ha la dignità dell’incarico affidatogli dal popolo in elezioni libere e democratiche.

In nome dei più sacri interessi del popolo, in nome della Patria vi chiamo per dirvi di avere fede. La storia non si ferma né con la repressione né con il crimine. questa è una tappa che sarà superata, questo è un momento duro e difficile. È possibile che ci schiaccino, però il domani sarà del popolo, sarà dei lavoratori. L’umanità avanza per la conquista di una vita migliore.

... Pagherò con la mia vita la difesa dei principi che sono cari a questa patria, l’insulto cadrà sopra quelli che hanno tradito i loro impegni, mancando alla loro parola, rompendo la dottrina delle Forze Armate.

Il popolo deve stare all’erta e vigile. Non deve lasciarsi provocare, né lasciarsi massacrare, ma deve anche difendere le sue conquiste. Deve difendere il diritto a costruire con i suoi sforzi una vita degna e migliore.

9:10 a.m.

Una parola per coloro che dichiarandosi democratici hanno istigato questa sollevazione, per quelli che dicendosi rappresentanti del popolo, hanno torbidamente e turpemente recitato per rendere possibile questo passo che porta il Cile alla rovina.



Compatrioti, è possibile che zittiscano le radio, e mi congedo da voi. In questo momento passano gli aerei. È possibile che ci crivellino. Ma sappiate che stiamo qui, per segnalare, per lo meno con questo esempio, che in questo paese ci sono uomini che sanno mantenere le obbligazioni che hanno assunto.
Io lo farò per il mandato del popolo e per la volontà cosciente di un presidente che possiede la dignità del suo incarico...

Forse questa è l’ultima opportunità che ho di potermi rivolgere a voi. L’Aviazione ha bombardato le torri di Radio Portales e Radio Corporaciòn. Le mie parole non hanno amarezza ma delusione, e saranno loro il castigo morale per quelli che hanno tradito il giuramento che fecero: soldati del Cile, comandanti in capo titolari, l’ammiraglio Merino che si è auto nominato comandate della Armada, più il signor Mendoza, generale vile che soltanto ieri manifestava la sua lealtà e solidarietà al governo, ed anche lui si è auto nominato anche comandante generale dei Carabinieri. Non rinuncerò!

Davanti a questi fatti solo questo mi resta da dire ai lavoratori: Io non mi arrenderò. Collocato in un transito storico, pagherò con la mia vita la lealtà al popolo. E vi dico che ho la certezza che il seme che abbiamo innestato nella coscienza degna di migliaia e migliaia di cileni non potrà essere dispersa definitivamente. Hanno la forza, potranno sottometterci, ma non si possono trattenere i processi sociali né con il crimine, né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli.

Lavoratori della mia patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che sempre avete avuto, la fiducia che avete posto in un uomo che fu solo interprete di grandi aneliti di giustizia, che impegnò la sua parola di rispettare la costituzione e la legge, e così fece. In questo momento definitivo, l’ultimo in cui posso rivolgermi a voi. Spero che impariate dalla lezione. Il capitale straniero, l’imperialismo, unito alla reazione, ha creato il clima perché le Forze Armate rompessero con la loro tradizione (...)

Mi rivolgo soprattutto alla donna modesta della nostra terra: alla contadina che credette in noi, all’operaia che lavorò di più, alla madre che conobbe la preoccupazione per i figli. Mi rivolgo ai professionisti, patrioti, a coloro che da giorni stanno lavorando contro la sedizione appoggiata dai collegi professionali, collegi di classe creati anche per difendere i vantaggi di una società capitalista.

Mi rivolgo alla gioventù, a coloro che cantarono e donarono la loro allegria ed il loro spirito di lotta; mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale, a coloro che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo già da molte ore è presente con molti attentati terroristi, facendo saltare ponti, tranciando linee ferroviarie, distruggendo oleodotti e gasdotti, di fronte al silenzio di chi aveva l’obbligo di intervenire.

Si sono compromessi. La storia li giudicherà.

Sicuramente Radio Magallanes, sarà oscurata ed il metallo tranquillo della mia voce non giungerà a voi. Non importa mi sentirete comunque. Sempre sarò con voi, per lo meno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale alla patria. Il popolo deve difendersi, ma non sacrificarsi. Il popolo non deve lasciarsi colpire e crivellare, ma nemmeno può umiliarsi.

Lavoratori della mia patria: ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio ed amaro, nel quale il tradimento pretende d’imporsi. Proseguite voi, sapendo che, non tardi ma molto presto, si apriranno i grandi viali alberati dai quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore.

Viva il Cile, viva il popolo, viva i lavoratori!

...ste sono le mie ultime parole, ho la certezza che il sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, almeno, ci sarà una sanzione morale per punire la fellonìa, la codardia ed il tradimento.



Ultimo discorso del presidente Salvador Allende al popolo, trasmesso l’11 settembre 1973. Fonte principale: Salvador Allende, Discorsi, Editorial de Ciencias Sociales, La Habana, 1975.

Traduzione di Francesco Randazzo

Download del testo


mercoledì 2 settembre 2009

LibriDine su "Con l'insistenza di un richiamo"


LibriDine:
Racconti di un’Italia a Tinte Fosche, Peppe Fiore e Francesco Randazzo
di Angelo Orlando Meloni

(...)
Francesco Randazzo, giovane drammaturgo e regista siracusano attivo da tempo con la sua Compagnia degli Ostinati, è autore eclettico che gioca con le parole mischiando sacro e profano, e che con questa raccolta, intitolata Con l’insistenza di un richiamo, si è voluto calare in un delirio bianco rosso e verde a tratti bellamente pulp.
(...)

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