ANNA MARIA MILONE
RETHORICA NOVISSIMA di Gualberto Alvino
L’esistenza di un’arte poetica è sempre più rarefatta e minacciata da una commerciale pretesa di comporre versi incuranti di ogni resa metrica, armonia fonetica e poca originalità di tematiche. Sfogliare molti libri di poesie corrobora spesso le nostre aspettative sul canto amoroso, ridotta a una mostra di figurine conosciute. La mappatura di parole ricorrenti rende rigide le sfumature dei nostri sentimenti, restringendo il nostro mondo interiore che invece noi vogliamo sconfinato e non costretto nella pochezza del dire. La lingua deve essere curata, deve essere vissuta più profondamente possibile e solo così anche il nostro respiro potrà essere finalmente libero. La poesia di Gualberto Alvino, con la sua ricchezza stilistica, è quasi un miraggio, cui a volte stentiamo a credere, tanto è audacemente insolita: il lettore che riesce ad entrare in connessione con il suo mondo, presto realizza che si tratta di una chiave preziosa che finalmente nomina con perizia una parte di esistenza sofferente, schiacciata sotto il peso di pochi versi striminziti. Quello che non viene detto finisce per scomparire così come ciò che viene sapientemente ritratto torna a vita nuova. Rethorica novissima è il segreto dell’elisir di lunga vita: noi siamo le parole che conosciamo e che usiamo per raccontarci. Rethorica novissima è la fioritura di una nuova stagione, dove torna a farci compagnia la buona scrittura, un vocabolario insolito, una nuova fede nella ricerca della metrica e dei significati che avevamo dimenticato, di una lingua che ci viene incontro con grande slancio. La poesia d’amore puro è la poesia che esalta la nostra lingua, il nostro potenziale più intimo e potente. La poesia deve saper sfidare apertamente il lettore: la ricchezza lessicale, i notevoli riferimenti letterari più o meno espliciti. Mancare qualche appuntamento non vuol dire essere messi da parte, ma sentirsi parte di un vento nuovo, quello che ammalia e ci accoglie nello stupore della bellezza. La consapevolezza della desolazione della terra poetica è ironicamente raccontata nelle Questioni preliminari (esacalogo per aspiranti poeti): 1 perdere aurea; 2 annientare sacralità del testo, 3 livellare il tono, 4 normalizzare dettato senza sdegnare acidi sgradevolezze; 5 aborrire enfasi autocelebrativa; 6 sagacia degli accapo frazionanti spaesanti.(p. 33) Ma con grande sollievo e grande stupore, il viaggio del nostro Regard è temerario, come degli sguardi d’ardesia / d’intesa si vede[…]l’atroce ocra dei volti stesi/in sui sassi in plenaria incoscienza /si vede il rumore assoluto perché tutto trema/perciò si vede (p. 30). Leggere le poesie della Rethorica novissima è scoprire un sentimento di cui non ci credevamo capaci, vuol dire scoprire il fremito di una lingua che ci è sempre appartenuta.