Sergio Sozi
Giovedì. Romanzo tra cielo e terra
Edizioni Ensemble
(Collana Officina)
Roma 2020
di Alfonso Lentini
Sagrestano e sacerdote: due ruoli ben distinti nelle strutture ecclesiali. Ma il protagonista di questo bizzarro romanzo di Sergio Sozi li svolge entrambi e, come se non bastasse, li svolge in periodi storici diversi, con uno scarto temporale di molti secoli: sacerdote pagano nella Hispellum dell’antichità e stralunato sagrestano nella Spello contemporanea. Come è possibile? Si sa che niente è impossibile all’invenzione narrativa. Zhuangzi sognò di essere una farfalla – insegna il Taoismo – ma al suo risveglio pensò che forse era la farfalla ad aver sognato di essere Zhuangzi. E molti altri potrebbero essere gli esempi di opere in cui un personaggio si fa interfaccia e vive vite parallele o piomba in un universo a lui sconosciuto. Ad esempio, ne “I fiori blu" di Queneau si parla di un tale che vive contemporaneamente in due periodi storici diversi. E tanti sono i viaggi nel tempo che sono stati immaginati e raccontati.
Nella storia inventata da Sergio Sozi, però, il sacerdote pagano Aulo, non si sposta spazialmente, rimane nel territorio in cui ha sempre vissuto, quello dove sorgeva la sua antica Hispellum, ma viene scaraventato all’improvviso nel mondo contemporaneo e compare davanti a una chiesa cattolica moderna nulla sapendo di quello che è accaduto nel frattempo. Scopre con stupore che una setta ai suoi tempi considerata marginale ha dato vita a una religione così importante al punto che gli anni vengono ormai contati a partire dalla nascita del suo fondatore. Giunto a destinazione, perciò, si guarda intorno con occhi straniati e del tutto vergini. E inevitabilmente, dovendo confrontarsi e adattarsi al nuovo mondo, in lui avviene una sorta di graduale metamorfosi.
Questa idea di fondo funziona egregiamente per arpionare il lettore coinvolgendolo subito. Ma andando avanti nella lettura assistiamo a un vero e proprio fuoco d'artificio di colpi di scena e spiazzamenti. La metamorfosi non è solo quella del personaggio che via via diventa "altro", ma anche dei generi narrativi: si va dal romanzo fantastico a quello d'azione (se non addirittura picaresco), dal dialogo filosofico al racconto fantascientifico, sino a pagine scompigliate e scompiglianti che richiamano l'idea di meta-romanzo. Anche i contenuti scorrono liquidi, in un flusso cangiante; per cui il lettore (anche se sapientemente guidato da una voce narrante chiarissima, perentoria, quasi "geometrica") è portato a intendere la verità come un gioco di slittamenti progressivi.
È dunque la metamorfosi la vera protagonista di questo libro, il desiderio di sperimentare l'alterità e di interrogarsi su di essa. Nella lunga matassa concettuale che scorre via via, appare centrale la riflessione sul "doppio" di cui sono intessute non solo le personalità umane, ma anche le civiltà. Molto interessante è ad esempio la parte in cui la modernità, attraverso le parole di Aulo, si scopre essere problematicamente figlia di due fondamentali componenti storiche (e culturali): quella pagana e quella cristiana.
Da questa situazione scaturisce non solo un confronto (dai tratti amarognoli) sui due mondi (o piani culturali) del presente e del passato, ma anche una riflessione sulle immense e diversificate stratificazioni di cui ogni essere vivente è figlio.
Ma il gioco degli spiazzamenti e delle continue digressioni, andando avanti nella lettura, conduce a eventi e pensieri sempre più labirintici dove il lettore potrà perdersi piacevolmente (o forse, ancor più piacevolmente, ritrovarsi). Anche se, come sostiene lo stesso Sozi in una recente intervista, “Il sovrannaturale è il basso continuo, assieme alla poesia e all’amore, di quest’opera”.
Benvenuti nella girandola, dunque!
Sergio Sozi (1965) è nato a Roma e vive e in Slovenia, dove lavora come critico letterario e traduttore. Ha pubblicato le raccolte di racconti Il maniaco e altri racconti (2006) e Diorama (2015), i romanzi Il menù (2009) e Adesso a Roma piove (2019), e i saggi Ginnastica d’epoca fredda (2010), Intervista a Claudio Magris (2011) e Il filosofo e il giullare. Intervista a Umberto Galimberti (2012).
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