E
adesso lo spirito del Natale
s'impossesserà
di noi i feroci,
ci
muterà i cuori pietrosi e aridi
in
panettoni caldi pulsanti d'uvetta.
Regaleremo
sorrisi e paccottiglie
comprate
a caro prezzo ma in saldi,
divoreremo
in una settimana tutto il cibo
che
si sognano in mille anni gli affamati,
saremo
gravidi di buone intenzioni e rutti.
Sarà
bellissimo innalzare alberi sintetici
carichi
di tutta la presunzione brillante
di
mille palle dorate, di festoni pelosi,
di
nani al cacao e angioletti zuccherosi.
Col
cuore umile appronteremo presepi
di
ceramica made in Taiwan capodimonte style,
zeppi di muschio plastico, pecore, buoi, ciuchi,
buzzurri
stupefatti col naso al cielo, stalle b&b,
giuseppi,
marie e culle vuote tra la paglia.
Milioni
di babbo natale impiccati
penzoleranno
dalle nostre finestre.
La
tredicesima sarà un sollazzo fritto,
la
povertà un mezzo per fingersi buoni,
i
parenti la garanzia che è tutto cosa nostra,
covando
nella pancia peti di fiele antico,
tra
abbracci e baci annaffiati dal vino,
mentre
ci dimentichiamo di gesùbambino.
Ci
sarà un freddo cane e tra le mani giunte
le
ostie geleranno, poi le ginocchia flesse,
ite
missa est, andate al cotechino, amèn,
andiamo
al capodanno, arrivano quei tre
che
seguono la stella cazzuta, sfottiamo la befana,
e
piano piano torniamo quei bastardi che già siamo.
©francescorandazzo_2016