Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.

(Peter Høeg)

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mercoledì 4 ottobre 2017

Poesie reloaded 2




Taci, Ermione. Taci
e apri l’ombrello,
piove merda, Ermione,
taci.
E trattieni il respiro.

*

Amami al freddo,
così mi scaldi i piedi,
e poi addio, addio.

*

La trebbia taglia i calli
e sopra sparge il sale,
poi sotto ad un canale,
annega ed urla il male.

*

Silvia, non ti ricordi?
Vita non più felice,
con gli occhi vacui ormai,
di demenza senile.

*

©francescorandazzo2017




venerdì 5 maggio 2017

"Alito e Calce"




Per le Edizioni Ensemble di Roma, è uscito "Alito e calce",  poesie di Francesco Randazzo.

Un percorso poetico attraverso quattro parti:
Aglaìa
Satrapie dell'Anima
Agave tu
Alito e calce

Disponibile per l'acquisto sul sito dell'editore.

Ordinabile in libreria o negli internet bookshop.


martedì 6 dicembre 2016

E adesso lo spirito del Natale



E adesso lo spirito del Natale
s'impossesserà di noi i feroci,
ci muterà i cuori pietrosi e aridi
in panettoni caldi pulsanti d'uvetta.
Regaleremo sorrisi e paccottiglie
comprate a caro prezzo ma in saldi,
divoreremo in una settimana tutto il cibo
che si sognano in mille anni gli affamati,
saremo gravidi di buone intenzioni e rutti.

Sarà bellissimo innalzare alberi sintetici
carichi di tutta la presunzione brillante
di mille palle dorate, di festoni pelosi,
di nani al cacao e angioletti zuccherosi.
Col cuore umile appronteremo presepi
di ceramica made in Taiwan capodimonte style,
zeppi di muschio plastico, pecore, buoi, ciuchi,
buzzurri stupefatti col naso al cielo, stalle b&b,
giuseppi, marie e culle vuote tra la paglia.

Milioni di babbo natale impiccati
penzoleranno dalle nostre finestre.

La tredicesima sarà un sollazzo fritto,
la povertà un mezzo per fingersi buoni,
i parenti la garanzia che è tutto cosa nostra,
covando nella pancia peti di fiele antico,
tra abbracci e baci annaffiati dal vino,
mentre ci dimentichiamo di gesùbambino.

Ci sarà un freddo cane e tra le mani giunte
le ostie geleranno, poi le ginocchia flesse,
ite missa est, andate al cotechino, amèn,
andiamo al capodanno, arrivano quei tre
che seguono la stella cazzuta, sfottiamo la befana,

e piano piano torniamo quei bastardi che già siamo.


©francescorandazzo_2016






giovedì 21 gennaio 2016

Per dimenticare



Arriverà la primavera
di questo freddo
di queste morti
resteranno fiori
pronti a rinascere
pagine da riscrivere
e bocche respiri
baci e lenzuola
Sulle teglie
di pomodori
stesi al sole
affiorerà
il sale bianco
I bambini
ruberanno le mandorle
correndo e inciampando
felici
Arriverà la primavera
per dimenticare
di questo freddo
di queste morti
Almeno per un poco
ci sembrerà impossibile
che si possa lasciare
di sé soltanto un brivido
un'improvvisa assenza

Finché la zagara c'ingannerà di nuovo
Finché le bucce d'arancia bruceranno l'unghia



©francescorandazzo2016





domenica 31 maggio 2015

Essere oppure non





Essere pietra immobile
sasso scagliato lontano
selce che spacca la fronte

Essere spessa patina di polvere
spazzata via dal respiro ansioso
rarefatto veleno dell'aria

Essere incosciente carne viva
oltraggio sanguinoso della mente
corpo cavernoso pieno d'ombre

Essere ostinata rapa dura
ciuffo che sfonda la terra
bitorzolo che sfida il dente

Essere carbonio periclitante
attorcigliato elastico di geni
frusciante tavola periodica

Essere ogiva lubrificatissima
ammasso di ferroso avanzo
pioggia di schegge carezzevoli

Essere lava folle che si getta in mare
fuoco che si trasforma e placa
tra gli sguazzi creando alta scogliera


©francescorandazzo_2015







martedì 3 febbraio 2015

ILLEGALI VENE di Alfonso Lentini

Illegali vene, l'ultima opera poetica di Alfonso Lentini, scrittore a tutto tondo, è un susseguirsi incalzante di vuoti e di pieni, di assenze e di presenze (forse solo immaginate), di spazi angusti e siderali. C'è una necessità spasmodica di dialogo: «scrivimi in corsa ai limiti del cielo», e ancora: «scrivimi in bianco ai bordi della strada». Non c'è solo un tu invitato a scrivere, ma anche un io che vuole, almeno in apparenza, comunicare le sue sensazioni : «ciao, ti scrivo da un muro, / vedi come, vedi come ti scrivo / senza labbra né denti / senza lingua, in apnea / dalle crepe ti scrivo, senza accenti / dalla carne di un muro». Una scrittura "senza lingua" è, a mio parere, un’espressione che può essere interpretata in due modi: senza l'uso del maggiore apparato fonico, oppure senza parole, dunque una non-scrittura che vanifica un dialogo forse impossibile, o solo immaginato.
Ricordo l'evanescenza del romanzo "Luminosa signora", dove il personaggio femminile è, o appare, figura incorporea anche quando sembra che abbia sembianze reali. Del resto, l'inanità del dialogo sembra ventilato da questa poesia: «scrivimi in fermo immagine / usa l’acqua salata / per bagnare la pagina / e cancella».
Il punto più alto di questa breve raccolta, a mio avviso, è l'ottava lirica: «nel display brilla solo / mezza palpebra, un’unghia / un dettaglio di neve: / allora dimmi / dimmi dei rami esclusi dalla foto / della parte mancante / raccontami dei tagli alle montagne / dimmi di questo moto provvisorio / intorno al vuoto: / la caduta simultanea delle mani / in questo dilatato parlatorio / di ospedale, caserma, aeronave». L'oggetto, sempre in apparenza, è una foto forse ricevuta dall'io che chiede spiegazioni al tu dei soggetti esclusi, "della parte mancante", dei tagli al paesaggio.
C'è sofferenza in questi particolari, nostalgia, bramosia di conoscere uno spazio non compiutamente rappresentato, concesso a frammenti, come "un dettaglio di neve", oppure negato a un io che sembra recluso, in un carcere, in un ospedale, in una caserma, nel ristretto gelido spazio di una aeronave, dove gli oblò della coscienza non consentono la visione delle cose.

Gian Maria Molli




Alfonso Lentini
Illegali vene
100 esemplari numerati con interventi manuali dell’autore
e nota introduttiva di Eugenio Lucrezi
Collana CentodAutore
a cura di Rossana Bucci e Oronzo Liuzzi
(Corato, dicembre 2014)

Dall’introduzione di Eugenio Lucrezi:“Lentini è dunque un poeta che sento affine, in ragioni di storie, anche umane, in qualche modo parallele, e di una comune visione delle questioni e dello status delle arti. Poeta e anche artista visivo, nonché narratore originalissimo e potente, autore di almeno un romanzo, Cento madri (Foschi, 2009), che non esito a definire tra i migliori scritti in Italia nell’ultimo decennio, pregno com’è dei semi della maggiore letteratura europea. […] Ed ecco dunque definirsi le coordinate di questo formidabile esperimento di poesia non postumana (che toccherà scrivere ad altri, ovviamente) ma tardo-umana, e perciò esattamente contemporanea e realistica in modo acutamente doloroso…”

Da “Illegali vene”: 

***
scrivimi in fermo immagine
usa l’acqua salata
per bagnare la pagina

e cancella. Scampata 
alla luce, al macello,
a voci crocifisse,
l’impronta del cerchio permane

ora solo permane
l’eclisse

***
avrai camicie d’aria
stivali risuonanti suoni ciechi
l’ossigeno che sfugge dall’argilla
ti offrirà un suo sollievo

avrai illegali vene 
e un nome sullo sfondo
un cubo trasparente che contiene
l’incertezza del mondo

***
stanotte sui monti d’Atlante
fievoli supernove 
rilasciano bagliori
invisibili agli occhi
e rilasciano suoni per mosche, 
scarabocchi
di traiettorie
per tigri, per gibboni, per giraffe
inseguono sott’acqua le oloturie 

La pubblicazione può essere richiesta a:
EUREKA Edizioni
Associazione Culturale EUREKA
Via T. Tasso, 30 – 70033 Corato (BA)
e-mail: eureka.corato@gmail.com
rossanabucci@libero.it
oronzoliuzzi@hotmail.com
tel. 080.8984258
cell. 349.8684908 – 320.4229046





lunedì 17 novembre 2014

Apocalypsis con patate




Apocalypsis con patate

Una volta ho sognato Grotowski
Ultima scena del Don Giovanni
che però era lui Mangiava bruschette
Entra la Statua incazzatissima
Non mi ricordo se era Konstantin
o Eschilo o la Duse o chissàchi
Ma era incazzata nera
Gli prende la mano
A Grotowski
E gli canta fortissimo
Pentiti
Pentiti
Pentiti
Pentiti
Quello da copione
risponde cantando
No no no no

Si spalanca la terra
Esce un calamaro gigante
e diabolico
con gli occhi spiritati
alla carmelobene
lo abbranca
e se lo tira giù
giù giù giù
in un inferno che ribolliva
di piselli e patate

Centinaia e centinaia di Leporello
c'inzuppavano il pane


Mi sono svegliato cantando come Al Bano

Lo Xanax mi ha zittito




©francescorandazzo_2014




mercoledì 7 maggio 2014

E transitare nel silenzio



E transitare nel silenzio
sopra un treno che si svuota
Attraversare radici spietate
tagliando col machete
pezzi di Pier della Vigna
Sfrecciare verso il niente
E piangere senza suono
perché niente più niente
vuoi ascoltare niente
E l'aria che si sposta
entrando in galleria
il treno vuoto e te
senza biglietto
senza meta
Rotto
il freno

d'emergenza



©francesco randazzo_2014




giovedì 27 febbraio 2014

Ibn Hamdis




Ammuzzicai 'na petra dura 'n vucca, 
ammanzai 'n cavaddu sarvagghiu assai.

E chi! Fici picca viaggiu allura 
ca nun furriai tuttu lu munnu paru?

Campai furriannu fora d'umanità, 
privu di piaciri, tuttu sfardai!

Passai li notti mungennu spati 
'nveci di minni beddi di caruse.

Tutt'acciaccatu comu avissi i denti 
era lu ferru miu pi lu pugnari.

Giuvini, fui svertu comu a ddu ferru
 e di chistu campai. Nunn'è 'n misteri?

Ju m'arruvillai ccu la spata
comu Musè fici ccu li virghi!

Ti pari ca mi scordu? Ju sempri
m'arrivoddu di li tempi niuri
e di lu tradimentu di l'amicu.

Era di razza para a chidda mia, 
criscìu comu a mia ma fu diversu.

Quant'erve sannu amari 
sippùru 'i nutricàu 
l'aruci acqua de' néuli.





(da "Il Sogno di Hamdis", © 1993, traduzione e adattamento 
di Francesco Randazzo del canzoniere di Ibn Hamdis)



sabato 1 febbraio 2014

Nel giallo zanna del presagio



Se si potesse essere quel che siamo stati
neppure ricordando pur sempre ignari
Nel barlume delle strade assonnate
sotto la pioggia che morde l'ansia
avremmo invece sussulti e salti
correndo nel sentire acqua e sangue
come un unico impeto senza fine

E sotto il riflesso del lampione
nel giallo zanna del presagio
intravedremmo quel che siamo oggi
così infradiciati dal fango del tempo
spossati dall'esistere ormai lungo
col cuore giovane ignaro fendente

Ma la gioiosa corsa avrebbe il sopravvento

Ancora ancora ancora e poi mai più




 © francescorandazzo2014



martedì 28 gennaio 2014

Corri cane corri e gira


Corri cane corri e gira
gira in tondo frenetico
per morderti la coda
Corri cane corri e gira
Fa piacere sai Conforta
vedere uno più stupido
e ridere con cattiveria
idiota e triste
Corri cane corri e gira
che poi alla fine
ci stanchiamo
tu di correre e girare
io di guardarti e ridere

Esausti ci guardiamo
come due fratelli sconfitti
addormentandoci sul divano

per sognare l'impossibile



©francescorandazzo2014

lunedì 16 dicembre 2013

"Di traverso" Premio Speciale della Giuria al Premio Internazionale di Poesia "Di Liegro"




Premio Speciale della Giuria
 sezione poesia edita 
al Premio Internazionale di Poesia "Di Liegro"


poesie di francesco randazzo

ISBN  978-88-6682-344-5






Sulla spalla sfiorando il rapido battito

dell'angelo silenzioso mi richiama

distratto al soprassalto Curiosamente
Nell'aria volteggiano presagi stanchi
che s'accasciano sotto le automobili
Poi la pioggia li lava Scorrono via
e c'è sempre un cane pazzo che corre
come se volesse prendere l'impossibile
Io me ne sto come un sampietrino
staccato via lasciato accanto
ad uno spazio di terroso vuoto
Duro e di traverso la strada
Duro e di traverso la vita



"La poesia non è una branca dell`arte, è qualcosa di più. Se ciò che ci distingue dalle altre specie è la parola, allora la poesia, che è l`operazione linguistica suprema, è la nostra meta antropologica e, di fatto, genetica. Chi considera la poesia un modo per passare il tempo, una "lettura", commette un crimine antropologico, in primo luogo contro se stesso."  
J. A. Brodskij



Il libro può essere acquistato dal sito photocity.it




Poesia d'attacco, da recitazione, sincopata, che passa dal verso chiaro, a contaminazioni di vario ordine e grado.
Non è poesia "sperimentale", ma di "ricerca", e la sfumatura non è da poco. Poi narra... e il narrare, oggi, è la sola possibilità che vedo per la poesia. Narra suonando, con musicalità, ritmo.
Gian Ruggero Manzoni