Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.

(Peter Høeg)

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domenica 9 dicembre 2018

"Mani sporche" di Mercedes de Acosta




Mani sporche

di Mercedes de Acosta (da Archways of Life, 1921)

Dopo che tutti erano andati via,
era sempre meraviglioso sedermi con te nel teatro buio.
C'era un mistero in esso,
come se l'eco di tante rappresentazioni
perdurasse ancora tra le pieghe del sipario,
mentre figure fantasma s'accucciavano
sulle sedie e con mani vaporose
facevano risuonare soffocati applausi.
Ricordi come ci sedevamo sempre silenziosamente?
Allora, come un rito, io lentamente
prendevo la tua mano
e tu ridevi un poco e mi dicevi:
“Ho le mani terribilmente appiccicose”, o
“Non riesco a tenere le mani pulite in questo teatro”,
come se questo importasse... come se questo importasse...




(Traduzione di Francesco Randazzo)




Mercedes de Acosta, “aquella furiosa lesbiana” (articolo su EL Pais)




martedì 23 ottobre 2018

Esilio di Rafael Cadenas

Esilio

Io che non ho mai avuto un mestiere
che dinanzi a qualunque avversario mi sono sentito debole
che ho perso i migliori titoli per la vita
che appena arrivo in un posto già voglio andarmene (credendo che spostarmi sia una soluzione)
che sono stato negato anticipatamente e deriso dai più capaci
che mi schiaccio alle pareti per non cadere del tutto
che sono oggetto di risate per me stesso che ho creduto
che mio padre era eterno
che sono stato umiliato da professori di letteratura
che un giorno chiesi come potevo essere d'aiuto e la risposta fu una risataccia
che mai ho saputo crearmi una casa, né essere brillante, né aver successo nella vita
che sono sato abbandonato da molte persone perché quasi non parlo
che ho vergogna per azioni che non ho commesso
che mi è mancato poco per buttarmi a vivere in strada
che ho perso un centro che non ho mai avuto
che sono diventato lo zimbello di molte persone perché vivo nel limbo
che non incontrerò mai chi mi sopporti
che sono stato dimenticato a favore di gente più miserabile di me
che continuerò così per tutta la vita e l'anno prossimo sarò deriso molte volte di più per la mia ridicola ambizione
che sono stanco di ricevere consigli da altri più fiacchi di me («Lei è molto tranquillo, si scuota, si svegli»)
che mai potrò viaggiare verso l'India
che ho ricevuto favori senza dare niente in cambio
che vado da un lato all'altro della città come una piuma
che mi lascio trasportare dagli altri
che non ho personalità né voglio averla
che tutti i giorni trattengo la mia ribellione
che non sono andato a fare la guerriglia
che non ho fatto nulla per il mio popolo
che non sono della FALN1 e mi dispero per tutte queste cose e per altre di cui l'elenco sarebbe interminabile
che non posso uscire dalla mia prigione
che sono stato messo da parte ovunque come inutile
che in realtà non ho potuto sposarmi né andare a Parigi né avere un giorno sereno
che mi nego a riconoscere i fatti
che sempre mi sbavo sulla mia storia
che sono imbecille e più che imbecille dalla nascita
che ho perso il filo del discorso che si svolgeva in me e non ho potuto ritrovarlo
che non piango quando sento il desiderio di farlo
che arrivo tardi per tutto
che sono stato rovinato da tante marce e contromarce
che anelo l'immobilità perfetta e la fretta impeccabile
che nonostante abbia un orgoglio demoniaco in certe ore mi umilio fino a uguagliarmi alle pietre
che ho vissuto quindici anni nello stesso circolo
che mi credevo predestinato per qualcosa fuori dal comune e mai l'ho raggiunto
che mai userò una cravatta
che non trovo il mio corpo
che ho percepito a lampi la mia falsità e non ho potuto smontarmi, spazzare tutto e creare dalla mia indolenza il mio fluttuare, dal mio smarrimento una freschezza nuova, e ostinatamente tengo il suicidio a portata di mano e mi solleverò dal suolo ancora più ridicolo per continuare a burlarmi degli altri e di me e persino del giudizio finale.


(traduzione di Francesco Randazzo)




1 Fuerzas Armadas de Liberación Nacional

venerdì 26 dicembre 2014

Orazione dell'ateo



Orazione dell'ateo

di Miguel de Unamuno



La mia preghiera Tu, Dio che non esisti, ascolta

e nel tuo nulla raccatta questi miei brontolii,

Tu che mai lasci i poveri uomini

senza inganni consolatori. Non resisti

alla nostra preghiera e della nostra ansia ti vesti.

Più dalla mia mente Tu t'allontani,

più ricordo i sereni consigli con i quali

la mia signora addolciva le tristi notti.

Che grande sei, mio Dio! Sei così grande

che sei soltanto Idea; molto angusta è

la realtà, che per quanto si espanda

non può contenerti. Io soffro a tue spese,

Dio inesistente, ché se Tu esistessi,

esisterei anch'io davvero.



(Traduzione di Francesco Randazzo © 2014)







giovedì 27 febbraio 2014

Ibn Hamdis




Ammuzzicai 'na petra dura 'n vucca, 
ammanzai 'n cavaddu sarvagghiu assai.

E chi! Fici picca viaggiu allura 
ca nun furriai tuttu lu munnu paru?

Campai furriannu fora d'umanità, 
privu di piaciri, tuttu sfardai!

Passai li notti mungennu spati 
'nveci di minni beddi di caruse.

Tutt'acciaccatu comu avissi i denti 
era lu ferru miu pi lu pugnari.

Giuvini, fui svertu comu a ddu ferru
 e di chistu campai. Nunn'è 'n misteri?

Ju m'arruvillai ccu la spata
comu Musè fici ccu li virghi!

Ti pari ca mi scordu? Ju sempri
m'arrivoddu di li tempi niuri
e di lu tradimentu di l'amicu.

Era di razza para a chidda mia, 
criscìu comu a mia ma fu diversu.

Quant'erve sannu amari 
sippùru 'i nutricàu 
l'aruci acqua de' néuli.





(da "Il Sogno di Hamdis", © 1993, traduzione e adattamento 
di Francesco Randazzo del canzoniere di Ibn Hamdis)



sabato 11 settembre 2010

11 Settembre






ERRI DE LUCA, SCRITTORE 


«Il mio primo 11 settembre storico risale al 1973, la democrazia cilena di Salvador Allende rovesciata dal colpo militare del generale traditore Pinochet, la morte in combattimento del presidente. Fu un 11 settembre che mobilitò la gioventù del mondo nelle piazze, a lungo, e la nostra in particolare. L' 11 settembre delle torri crollate invece mi riguardò come spettatore inerte abbagliato dalla televisione che ripeteva all'infinito i fotogrammi spettacolari del disastro. La reazione del secondo 11 settembre non fu popolare e mondiale, ma occidentale e militare, con le irrisolte conseguenze di truppe spedite in Afganistan e Irak». 
(Testo raccolto da Pierangelo Soldavini)
Fonte Il Sole 24Ore link



Salvador Allende 
11 SETTEMBRE 1973 
DOCUMENTI RADIOFONICI 
Ultimo discorso del presidente Salvador Allende 



venerdì 9 luglio 2010

"Plenilunio" di Dinorah Gutierrez Andana





He cosido mis poemas a la luna
para que lleven mi canto 
alto, lejos, fuerte
para que iluminen tu rostro
mientras le miras
por si le encuentras en la noche fresca
ahora que estoy plena, 


ahora que es de plata


la luz que baña mi cordillera




Ho cucito le mie poesie alla luna
perché portino il mio canto
alto, lontano, forte
perché t'illuminino il viso
mentre la guardi
se la incontri nella notte fresca
ora che sono piena


ora che è d'argento


la luce che bagna la mia cordigliera



©Dinorah Gutierrez Andana
Traduzione italiana di Francesco Randazzo





sabato 13 marzo 2010

M’arrusbigghiu e sentu lu niuru di la notti





I wake and feel the fell of dark, not day.
What hours, O what black hours we have spent
This night! what sights you, heart, saw; ways you went!
And more must, in yet longer light's delay.

With witness I speak this. But where I say
Hours I mean years, mean life. And my lament
Is cries countless, cries like dead letters sent
To dearest him that lives alas! away.

I am gall, I am heartburn. God's most deep decrees
Bitter would have me taste: my taste was me;
Bones built in me, flesh filled, blood brimmed the curse.

Selfyeast of spirit a dull dough sours. I see
The lost are like this, and their scourge to be
As I am mine, their sweating selves, but worse. 


* * *

M’arrusbigghiu e sentu lu niuru di la notti, no lu jornu.
Chi uri, chi uri niuri sfardammu
‘sta nuttata! Chi vidisti, cori! Unni fusti!
E ancora assai n’ha passari ‘ntra ‘stu longu jornu!
Parru pirchì lu pruvai. Ma unni dissi uri
‘ntennu anni, ‘na vita. E lu lamentu miu
è chiantu senza nnummeru, morti littri spirduti
a chiddu ca vivi, ah lastima, luntanu.


Sugnu vilenu, abbruciatu ‘nto cori.
Segretu e mistiriusu cumannu divinu
volsi ca sintissi l’amaru, sintissi di mia stissu;
l’ossa s’isaru, la carni cummigghiau
e lu sangu jnchìu la malidizioni.


Lu schifìu acitu di lu me spirtu,
ammacchia la janca farina di lu corpu.
Sacciu ca li dannati su’ accussì,
afflitti comu a mia, di lu propriu suduri,
ma ccu cchiù gran duluri.