Francesco Randazzo, Shechinàh, Amazon, euro 2,68.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.
(Peter Høeg)
giovedì 1 novembre 2012
Recensione di Fabrizio Centofanti a "Shechinàh"
Francesco Randazzo, Shechinàh, Amazon, euro 2,68.
martedì 2 agosto 2011
Lo scrittore Tq deve far paura come Zorro!
Teledurruti
giovedì 17 marzo 2011
Parole alte, libere, franche...
lunedì 14 giugno 2010
"L'ultimo" un racconto di Mauro Mirci
Continua a leggere su ParolediSicilia.it
venerdì 5 marzo 2010
Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.
Elsa Morante 1945
(da Aprileonline.info)
lunedì 1 marzo 2010
Una poesia di Roberto Bolaño
La poesia, in lingua originale è questa:
Los perros románticos
En aquel tiempo yo tenía veinte años
y estaba loco.
Había perdido un país
pero había ganado un sueño.
Y si tenía ese sueño
lo demás no importaba.
Ni trabajar ni rezar
ni estudiar en la madrugada
junto a los perros románticos.
Y el sueño vivía en el espacio de mi espíritu.
Una habitación de madera,
en penumbras,
en uno de los pulmones del trópico.
Y a veces me volvía dentro de mí
y visitaba el sueño: estatua eternizada
en pensamientos líquidos,
un gusano blanco retorciéndose
en el amor.
Un amor desbocado.
Un sueño dentro de otro sueño.
Y la pesadilla me decía: crecerás.
Dejarás atrás las imágenes del dolor y del laberinto
y olvidarás.
Pero en aquel tiempo crecer hubiera sido un crimen.
Estoy aquí, dije, con los perros románticos
Y aquí me voy a quedar.
mercoledì 2 settembre 2009
LibriDine su "Con l'insistenza di un richiamo"

LibriDine:
Racconti di un’Italia a Tinte Fosche, Peppe Fiore e Francesco Randazzo
di Angelo Orlando Meloni
(...)
Francesco Randazzo, giovane drammaturgo e regista siracusano attivo da tempo con la sua Compagnia degli Ostinati, è autore eclettico che gioca con le parole mischiando sacro e profano, e che con questa raccolta, intitolata Con l’insistenza di un richiamo, si è voluto calare in un delirio bianco rosso e verde a tratti bellamente pulp.
(...)
Leggi l'intero articolo su SIRACUSA NEWS
venerdì 28 agosto 2009
Pensava fosse un cane e invece era la sua nemesi

(da ParolediSicilia.it)
Tatar Sarari ha 45 anni, è marocchino, vive a Enna. Il 25 di agosto del 2009, è martedì sera, se ne sta seduto davanti a un bar a Pergusa. Non conosciamo le condizioni climatiche. Data la stagione, la latitudine e la personale esperienza, immaginiamo condizioni caldo-umide degne di una foresta pluviale. A tali condizioni possiamo, volendo, associare una birra ghiacciata da almeno 400 cl, non di meno. Insomma, dipendesse da noi, preferiremmo. Tuttavia, Tatar Sarari è marocchino, è possibile non beva alcolici perché mussulmano, oppure astemio, oppure soltanto perché la birra non gli piace e preferisce bere altro. Allora facciamo che abbia davanti un bicchierone di aranciata gelata.
La spalliera della sedia sulla quale si trova sfiora la parete esterna del locale, lui guarda la strada (a Pergusa i locali si trovano lungo la statale 561, che attraversa l’abitato). Accanto a sè ha un bastone, appoggiato al muro.
Passa un cane, un “meticcio randagio di grossa taglia”. In realtà questa descrizione ci dice poco. Diciamo allora che si tratta di un grosso cane, pelosissimo, alto una settantina di centimetri al garrese. Avrà sei o sette anni. E’ fulvo, con una stella bianca sulla fronte, il pelo arruffato, grandi orecchie pendule, lo sguardo da povero diavolo. Qualcuno gli ha mozzato la coda, anni fa. Per divertimento. Lui ci ha sofferto un po’ perché la coda gli serviva per mangiare. La dimenava, festosa, davanti agli avventori dei locali che affacciano sulla SS561, e quelli s’intenerivano e gli allungavano un boccone.
giovedì 30 luglio 2009
“SE VOI FOSTE PERSONE NORMALI”
Se foste un rom, quella di Salvini non vi apparirebbe come la sortita delirante di un imbecille da ridicolizzare.
Se foste un musulmano, o un africano, o comunque un uomo dalla pelle scura, il pacchetto sicurezza non lo prendereste solo come l’ennesima sortita di un governo populista e conservatore, eccessiva ma tutto sommato veniale.
Se foste un lavoratore che guadagna il pane per sé e per i suoi figli su un’impalcatura, l’annacquamento delle leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro non lo dimentichereste il giorno dopo per occuparvi di altro. Se foste migrante, il rinvio verso la condanna a morte, la fame o la schiavitù, non provocherebbe solo il sussulto di un’indignazione passeggera.
Se foste ebreo sul serio, un politico xenofobo, razzista e malvagio fino alla ferocia non vi sembrerebbe qualcuno da lusingare solo perché si dichiara amico di Israele. Se foste un politico che ritiene il proprio impegno un servizio ai cittadini, fareste un’opposizione senza quartiere ad un governo autoritario, xenofobo, razzista, vigliacco e malvagio.
Se foste un uomo di sinistra, di qualsiasi sinistra,non vi balocchereste con questioni di lana caprina od orgogli identitari di natura narcisistica e vi dedichereste anima e corpo a combattere le ingiustizie.
Se foste veri cristiani, rifiutereste di vedere rappresentati i valori della famiglia da notori puttanieri pluridivorziati ingozzati e corrotti dalla peggior ipocrisia.
Se foste italiani decenti, rifiutereste di vedere il vostro bel paese avvitarsi intorno al priapismo mentale impotente di un omino ridicolo, gasato da un ego ipertrofico.
Se foste padri, madri, nonne e nonni che hanno cura per la vita dei loro figli e nipoti, non vendereste il loro futuro in cambio dei trenta denari di promesse virtuali.
Se foste esseri umani degni di questo nome, avreste vergogna di tutto questo schifo.
MONI OVADIA
Fonte: L’Unità 09.05.2009
lunedì 27 luglio 2009
PICCOLA BOTTEGA DI QUOTIDIANI ORRORI

di Francesco Randazzo
(Lupo Editore)
Rec. di Silla Hicks - Stefano Donno
Finalmente uno che ha letto Charles Michael "Chuck" Palahniuk, che l’ha studiato, anzi, è da credere. 110 pagine – 109 – che si leggono in mezz’ora, leggere nel loro terrificante disincanto, e benedette dal filo rosso dell’ironia. Avete presente Soffocare? C’è molto di Chuck, in questi raccontini che parlano di stupri, serial killer, pedofili ed estreme “second lives” come di cose quotidiane, normali, ormai parte del nostro habitat che s’è giocato ogni pudore e ogni valore, e sopravvive incosciente di se stesso. Ognuno è una piccola bomboniera – di tulle nero, è chiaro – che nasconde confetti avvelenati, ma deliziosi: il precario che esce a comprare l’ascia con cui dissezionare il cadavere della sua affittacamere e viene pestato sul raccordo da un lubrico vecchietto, il pedofilo disgustato da un’anziana checca che l’ammazzerebbe per pietà, l’extracomunitario massacrato nel sebac che s’identifica con gli escrementi attorno, l’Elettra moderna che vendica la madre morta di corna uccidendo il padre satiro e paraplegico con i piatti rotti, quello che resta della furia impotente della genitrice.
E poi la prof. obesa di filosofia che vive una vita virtuale hard e una reale di forzata astinenza (dopo la relazione con un prete, cui ha messo fine letteralmente a morsi), e soprattutto il monologo del serial killer sociologo, che ha ucciso 197 persone in 20 anni con precisione chirurgica, clone italico di Dexter, il racconto più lungo e più ispirato, quasi un testo teatrale, e difatti l’autore è regista e sceneggiatore, e si vede. In un mondo che va a rotoli, che convive con l’orrore su tutte le prime pagine e in tutti i TG, questo signore resta immune – e fieramente – dai “cuori mocciolosi” e dai lucchetti ai lampioni, e racconta ciò che vede proteggendosi con l’unica arma che l’intelligenza ha mentre dilaga il buio della mente, l’ironia vera, quella di Pirandello, che è via di fuga e alternativa alla follia. Non si può raccontare, questo libricino che davvero diverte, e insieme fa pensare senza importelo: bisogna leggerlo, e non è uno sforzo, perché, lo ripeto, è scritto con un lessico famigliare che non l’appesantisce oltre i 30 grammi di carta con cui è fatto, dimostrando che si può parlare di tutto usando le parole come tessere da colorare a piacere.
Come per le “Schegge” di Schifano, non è la dimensione che conta, ma la luce, la grana pastosa che t’ipnotizza davanti al fogliettino: sono solo schizzi, sì, ma fatti bene, infinitamente meglio di colossali tele imbrattate giusto per fare cassa.
Non m’esprimo sui lucchetti ai lampioni, io che porto le catene attorno al cuore e un cuore spezzato tatuato sopra il braccio, ma mai mi sognerei d’incatenarlo a qualcosa. Dico solo che ci ho provato, a leggere quei libri, e non sono arrivato oltre pagina quattro, mentre questo qui non volevo che finisse, e quando l’ho chiuso sono rimasto a rifletterci, in silenzio.
Indubbiamente è tosto, sì, ma non più di un ispirato Tarantino o di una performance di Orlan: è una secchiata d’acqua che ti sveglia, e no, non chiamatelo pulp, parola scagliata da Hank e abusata da tutti gli altri a seguire, soprattutto dopo la fiction di Wolf il risolutore e compagni.
Non chiamatelo pulp, perché pulp fa spesso rima con cool, e il cool questi racconti lo sbeffeggiano con l’acume concreto che ha chi non si fa abbagliare dai lustrini della civiltà dell’immagine, e riesce ancora a cogliere la vera natura delle cose: leggetelo, e basta.
E poi, cercate di credere che sia solo fantasia. Provateci, almeno. Se volete riuscire a dormire.
(Con l’insistenza di un richiamo – Francesco Randazzo – Lupo Editore 2009)
martedì 21 luglio 2009
Come si leggono i libri: libri, donne e salsicce
di Mauro Mirci
Il testo che segue è già apparso su Vibrissebollettino.net nel gennaio 2007. Il tema era “come si leggono i libri”. ma.mi.
Come si leggono i libri. Come vuoi che si leggano i libri? Apri l’oggetto e ci guardi dentro sperando di capire quello che c’è scritto. Personalmente non sono mai venuto meno a questo metodo di lettura e mi sono sempre trovato bene.
Risposta troppo secca, capisco. Vediamo.
Fino a una certa età mi è toccato leggere lontano dagli occhi dei parenti (escludo mio padre, lettore avido anche lui ma, ahimè, sempre fuori casa). C’era questa credenza, in casa mia, che la lettura facesse male alla vista. Per questo motivo leggere veniva considerato un sacrificio, un immolare il bene preziosissimo della vista sull’altare della conoscenza. Quindi l’unica lettura ammessa e commendevole era considerata quella dei testi scolastici.
La mia povera nonna, buonanima, sacrificò ben tre figlie alle scienze e alle lettere, diplomandole maestre di scuola elementare (no, due di scuola elementare, una d’asilo), con grave turbamento d’animo per aver permesso che gli occhi delle sue beneamate fossero messi, così a lungo, in costante pericolo di forte miopia o, addirittura, cecità. Altre due figlie non vollero invece aver nulla a che fare coi libri e i loro antisalutari effetti. Lavorarono come operaie, sarte, casalinghe, cuoche, mamme e quant’altro. Si adattarono alla vita producendosi in tutte quelle attività che, ove non venissero svolte, impedirebbero a noi inerti lettori di romanzi di campare serenamente e con qualche confort.
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martedì 30 settembre 2008
"Niente birra ai nazisti"

"Niente birra ai nazisti"
"Non si serve birra ai nazisti". A Colonia, su tutti i tavolini, c'era questo cartello. C'erano folle di cittadini, in tutte le strade, decisi a non lasciar passare i nazisti. C'era un sindaco con le idee molto chiare: questa città è antinazista e nazisti non ne vuole. Così, pacificamente, senza eccitarsi troppo e ridicolizzando i violenti, i tedeschi hanno mandato a quel paese gli estremisti della "destra europea".
In Italia le cose sarebbero andate (e vanno) ben diversamente. Se invece che a Colonia fossimo stati a Verona, il corteo dei nazisti si sarebbe svolto, le grida di Heil Hitler e Duce Duce si sarebbero sprecate, ci sarebbe stato uno stillicidio di immigrati picchiati e gay mandati all'ospedale. Qualcuno dei cittadini, con "l'aria da sovversivo", magari ci avrebbe lasciato la pelle. E il giorno dopo il governo avrebbe tranquillamente dichiarato "vabbe', cose che succedono, niente di straordinario in fondo", mentre un ministro avrebbe inneggiato alla Gestapo e un altro alle Ss.
Due generazioni dopo Hitler e Mussolini, i tedeschi sono antifascisti e gli italiani no. I tedeschi hanno legge e ordine, gl'italiani camorra e Calderoli. I tedeschi sono civili e democratici, gl'italiani votano a destra e si menano a ogni occasione. I tedeschi, sicuri di sé, lavorano con due milioni di turchi senza problemi. Gli italiani, insicuri e svenevoli, sono il paese più impaurito del mondo e digrignano i denti appena vedono un altro essere di diverso colore. Eppure i fascisti "duri" erano i tedeschi, noi italiani eravamo i "brava gente", gli Alberto Sordi, anche in camicia nera, paciocconi e umani. Come mai tanto tempo dopo loro si sono civilizzati e noi no?
Il fatto è che il tedesco, persona seria, ha saputo fare i conti con se stesso. Ci voleva coraggio per farlo. Le guerre, Auschwitz, le grandi piazze vocianti di Norimberga. I tedeschi hanno guardato in faccia tutto questo, hanno ragionato freddamente sui loro orrori. Ne hanno individuato i meccanismi, le radici, e hanno deciso "mai più". Non hanno avuto un partito neonazista (come da noi il Msi) corteggiato e infine assunto al governo. Non hanno avuto un neonazismo giustificato e coccolato. Lì, se un ministro dicesse "Onore alle Ss!" sarebbe sbattuto a calci un attimo dopo fuori dal governo. Non c'è un sindaco neonazista di Amburgo o Brema. Lì si ricordano ancora del passato. Ne accettano la responsabilità, da uomini. Non lo vogliono più.
Noi, "brava gente", in realtà siamo dei minorenni. "Non siamo stati noi". Siamo stati ingannati da Mussolini, costretti dai tedeschi, imbrogliati. Noi non volevamo. Non volevamo ammazzare i sindacalisti, o impiccare i libici, o bombardare gli etiopi con l'iprite. L'abbiamo fatto senza accorgercene, senza volerlo davvero, senza colpa. E dunque, tranquillamente, ci siamo assolti - è stato un gioco. E adesso siamo pronti a ricominciare.
Qualunque operaio nero, qualunque straniero, dopo quindici giorni d'Italia capisce benissimo la differenza. Fra noi italiani simpatici, brava gente, ma in fondo semifascisti e violenti, e un qualunque europeo noioso e grigio, ma civile.
Per proseguire con la lettura della Catena di San Libero:
http://www.ritaatria.it/LeggiNews.aspx?id=642
mercoledì 5 marzo 2008
L'umiltà è cara, e stimata virtù.

E non per altra cagione sono odiose e riputate contrarie alla buona creanza le lodi di se medesimo, se non perchè offendono l'amor proprio di chi le ascolta. E perciò la superbia è vizio nella società, e perciò l'umiltà è cara, e stimata virtù.
domenica 20 gennaio 2008
Discorso sopra lo stato presente

dei costumi degl'Italiani
Non è da dissimulare che considerando le opinioni e lo stato presente dei popoli, la quasi universale estinzione o indebolimento delle credenze su cui si possano fondare i principii morali, e di tutte quelle opinioni fuor delle quali è impossibile che il giusto e l’onesto paia ragionevole, e l’esercizio della virtù degno d’un savio, e da altra parte l’inutilità della virtù e la utilità decisa del vizio dipendenti dalla politica costituzionale delle presenti repubbliche; la conservazione della società sembra opera piuttosto del caso che d’altra cagione, e riesce veramente maraviglioso che ella possa aver luogo tra individui che continuamente si odiano s’insidiano e cercano in tutti i modi di muoversi gli uni agli altri. Il vincolo e il freno delle leggi e della forza pubblica, che sembra ora essere l’unico che rimanga alla società, è cosa da gran tempo riconosciuta per insufficientissima a ritenere dal male e molto più a stimolare al bene. Tutti sanno con Orazio, che le leggi senza i costumi non bastano, e da altra parte che i costumi dipendono e sono determinati e fondati principalmente e garantiti dalle opinioni. In questa universale dissoluzione dei principii sociali, in questo caos che veramente spaventa il cuor di un filosofo, e lo pone in gran forse circa il futuro destino delle società civili e in grande incertezza del come elle possano durare a sussistere in avvenire, le altre nazioni civili, cioè principalmente la Francia, l’Inghilterra e la Germania, hanno un principio conservatore della morale e quindi della società, che benché paia minimo, e quasi vile rispetto ai grandi principii morali e d’illusione che si sono perduti, pure è d’un grandissimo effetto.